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17/11/24 ore

L’amnistia, il caso Berlusconi e l’indecenza bipartisan


  • Ermes Antonucci

Nelle ultime ore è tornata di stretta attualità la questione dell’amnistia, soprattutto in relazione al caso-Berlusconi e alla sua cosiddetta “agibilità politica”, un’espressione bislacca formulata ad hoc dalla classe politica italiana per indicare, in soldoni, la decadenza da senatore dell’ex premier e l’impossibilità di presentarsi a future elezioni.

 

I giornali nostrani riportano oggi “il sì dei ministri Mauro e Cancellieri” sull’ipotesi di un’amnistia con finalità di pacificazione nazionale: salvare Berlusconi per salvare il governo Letta. In realtà le cose stanno diversamente. Il ministro della Difesa Mario Mauro ha rilanciato l’amnistia proprio per risolvere l’empasse creata dalla condanna a Berlusconi: “Nell’amnistia ricadrebbe  il caso di Berlusconi e con lui delle migliaia di detenuti in sovrannumero che affollano le carceri italiane”. Un’amnistia quella di Mauro concepita, quindi, prima per Berlusconi e solo poi per il sovraffollamento carcerario.

 

Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, invece, che sostiene ormai da mesi (invano) la sua proposta di un’amnistia, non ha mai accennato alla vicenda di Silvio Berlusconi. Nelle sue ultime dichiarazioni, ieri, il ministro si è detta di nuovo favorevole all’amnistia sia “per motivi umanitari”, sia “perché ci darebbe l'opportunità di mettere in cantiere una riforma complessiva del sistema penitenziario”.

 

Secondo Cancellieri, per la quale l’amnistia dovrebbe riguardare solo i reati non socialmente pericolosi, serve “una filosofia nuova di intendere il carcere”. Il fine ultimo – e forse unico – della proposta del Guardasigilli è, come ha detto ieri chiaro e tondo, non aiutare Berlusconi, bensì risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri e “dare una riposta alla Corte europea dei diritti dell’uomo”.

 

Fatta questa dovuta precisazione, è chiaro che il coro di voci inneggianti all’amnistia proveniente dalle fila del Pdl, da Sandro Bondi a Fabrizio Cicchitto, è del tutto strumentale e rivolto, così come il sostegno ad alcuni dei referendum radicali, solo a delineare una possibile soluzione alle difficoltà del proprio leader.

 

Sono comprensibili, quindi, le parole di Davide Zoggia, responsabile organizzazione della segreteria Pd, sul fatto che “la storia dell’amnistia sta diventando indecente”. Indecente, tuttavia, è anche il silenzio che aleggia all’interno del frastornato Partito Democratico sul gravissimo stato delle carceri italiane, e indecente è il modo con cui il partito ha sempre scartato a priori l’invito dei radicali ad analizzare lo scenario di un’amnistia.

 

Indecente, infine, fu anche la dichiarazione del segretario Pd Guglielmo Epifani lo scorso 16 luglio. In un’intervista a Repubblica il segretario democratico ebbe la faccia tosta di affermare che “non ci sono motivi per votare l’amnistia o l’indulto”, come se le notizie delle continue condanne provenienti dalle istituzioni europee non abbiano mai raggiunto, in questi anni, le porte del Nazareno.

 

 


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