Fatta la legge, trovato l’intoppo (non si sa quanto giustificato e giustificabile). È il caso dell’Imu dovuto dalla Chiesa, secondo quanto predisposto dal decreto Cresci Italia. In merito, 'MilanoFinanza' ha svelato che potrebbe non giungere un soldo dagli enti ecclesiastici per le attività ritenute profit. Questo perché manca ancora il decreto attuativo della legge previsto per lo scorso maggio.
"Il ritardo si deve all'esame complesso della materia", spiegano al ministero dell’Economia. "Ma questo non pregiudica la corretta applicazione della norma, anche perché la scadenza della prima rata è il 16 giugno 2013".
Tuttavia, c’è da sottolineare, come scrive in un articolo 'Repubblica', che in base all'articolo 91 bis del Cresci-Italia, l'esenzione all'Imu "si applica in proporzione all'utilizzazione non commerciale dell'immobile quale risulta da apposita dichiarazione", da presentare entro il 2012 per pagare nel 2013, secondo un modello non ancora predisposto con decreto del ministero.
In base a tali disposizioni, ad esempio, un bar in parrocchia deve essere accatastato ex novo e non è necessario attendere il decreto attuativo. Mentre per le superfici meno individuabili si procede in base a "un rapporto proporzionale", secondo le modalità stabilite dal regolamento che fino ad ora, appunto, non è stato predisposto. Nel decreto mancante dovrebbero essere indicati anche tutti i casi in cui escludere scuole e ospedali cattolici (ma anche altri enti) dall'Imu, come anticipato da Monti a febbrai.
Vale la pena ricordare che il gettito stimato dal governo dall'Imu sugli enti ecclesiastici è di 600 milioni.
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