Una delle critiche mosse da più parti ai "padri creatori" della moneta unica è quella di non aver stabilito una strategia di uscita dall’Euro, suggellando un'irreversibilità intrinseca del processo che avrebbe dovuto in teoria essere anche la sua forza. Ora, arrivati a questo punto della storia, sarebbe da ingenui credere che quest’idea del biglietto di sola andata nell’Unione, salvo implosione complessiva, non stia perdendo le fattezze del dogma ai piani alti di Bruxelles.
Per contro, c’è da credere che da qualche anno a questa parte, con la crisi che ristagna, si stiano invece ipotizzando sulla carta scenari diversi, a partire dalla famigerata doppia velocità. Del resto, la storia economica degli ultimi decenni – dal default argentino in poi – ha fatto crollare molte certezze e ci ha insegnato che in economia, più che mai, mai dire mai.
L’indiscrezione del quotidiano tedesco Der Spiegel, che vorrebbe la Germania possibilista sul ritorno della Grecia alla dracma, rientrano quindi nella linea di non dare più nulla per scontato. È probabile, come molti ritengono, che far trapelare da Berlino determinate volontà di Merkel e Schauble faccia parte di quel gioco di pressioni terrorizzanti per provocare e indurre chiunque vinca le imminenti elezioni elleniche a più miti consigli, nel rispetto del rigido protocollo di risanamento imposto dai trattati.
Tuttavia, nella logica dell’interesse strettamente particulare che agita gli animi dei singoli stati, non è da escludere che la Germiania si stia facendo davvero i conti in tasca e, una volta completata la redistribuzione del rischio-Grecia sulle spalle altrui, possa prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di liberarsi, facendo leva sul suo ruolo predominante, di chi ha ottenuto il sì all’ingresso nella moneta unica anche mediante la falsificazione dei bilanci. Sarebbe questo un modo per verificare cinicamente sul campo cosa accade, testando su un paese piccolo le conseguenze di ciò che in origine non si è voluto nemmeno prendere in considerazione.
In proposito, la letteratura di gran lunga prevalente evoca in tal caso la catastrofe, prefigurando l’innesco di una reazione a catena – mediante attacchi speculativi sugli stati più deboli dopo la Grecia, a partire da Portogallo, per poi proseguire con Spagna e Italia: una sciagura che investirebbe negativamente l’intera economia del Vecchio continente, non risparmiando nessuno.
La tal cosa è plausibile, certo, ma non del tutto scontata: come ormai tutto, quando si dibatte di previsioni economico-finanziarie.
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