“Come principio, Alitalia può ricevere aiuti a condizione che vengano rispettate le regole europee sugli aiuti a salvataggi e ristrutturazioni delle imprese”. Non si è fatto così attendere il monito di Bruxelles alla notizia che Poste italiane sarebbe entrata nel capitale della moribonda Alitalia, nell’ennesimo tentativo di tenere alta nel cieli la fantomatica bandiera nazionale. Come immancabili sono riaffiorate le polemiche di rito sull’opportunità dell’ intervento pubblico per salvare gli ex monopoli di Stato decotti dai privati.
C’è chi come Corrado Passera è dell’ “opinione potenzialmente positiva” “che l’intervento di Poste contribuisca a risanare Alitalia”. Si tratta della stessa persona che ha di fatto ispirato la fallimentare operazione “la Fenice” della tragicomica cordata dei “patrioti” guidati da Colaninno padre (il figlio fa il deputato del Pd), reduce dai danni provocati in Telecom.
Confindustria, per bocca del suo presidente Squinzi, ha invece espresso dubbi e perplessità “di fronte agli interventi della mano pubblica in una società privata”. Che poi è la classica dichiarazione di facciata, un po’ ipocrita, che abbiamo spesso sentito dai rappresentanti della illuminata classe imprenditoriale nostrana, dedita negli anni ad incassare il malloppo ex Iri gettando via gli scarti.
Sul fronte più strettamente politico, erano scontate le lodi del segretario traghettatore del Partito democratico Gugliemo Epifani, già entusiasta a suo tempo del soccorso patriotico per arginare il pericolo francese di Air France. L’ex segretario della Cgil, più nei panni di sindacalista che altro, ha rivendicato il diritto di difendere gli interessi nazionali, portando ad esempio ciò che fanno anche gli altri paesi europei, in testa la Germania, il cui capitale pubblico è presente in Lufthansa.
Il suo discorso non farebbe una grinza, se non fosse per le peculiarità tutte italiane che hanno caratterizzano il distacco e poi il nuovo intervento dello stato nell’economia. Se in Europa, infatti, non si bada a spese per intervenire in una logica comunque che consente alle aziende di partecipare alla competizione dei mercati, l’Italia persegue sempre itinerari strettamente assistiti e assistenziali, quindi a fondo perduto e perso, per ripianare l’impunito saccheggio dei nostri capitalisti senza capitale.
A conti fatti, presa per "buona" l’irrinunciabile necessità di salvare il vettore nazionale, ben venga l'aiutino del capitale pubblico, se accompagnato da un piano strategico conforme a un'economia di mercato. Nel caso specifico, c’è da dire che non pochi hanno malignato sul fatto che Poste italiane abbia dal canto suo suonato la seconda volta alla porta dei cieli, nel tentativo di aggiustare i guasti dell’altro vettore, Mistral Air, acquistato qualche anno prima per 9 milioni di euro.
Comunque sia, la linea sembra ormai tracciata, la banca pubblica entrerà nel capitale Alitalia, impedendone il blocco immediato dell’attività. Si attende ora un piano credibile, l’ennesimo, di risanamento e di rilancio. I dubbi sulla riuscita dell’operazione sono tanti. In tal senso, un eventuale pieno appoggio del blocco (in tutti i sensi) sindacale del trio delle meraviglie Camusso, Bonanni, Angeletti potrebbe non essere di buon auspicio.
é uscito il N° 118 di Quaderni Radicali "EUROPA punto e a capo" Anno 47° Speciale Maggio 2024 |
è uscito il libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "Napoli dove vai" |
è uscito il nuovo libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "l'altro Radicale disponibile |