Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

16/11/24 ore

Forze di polizia, Strasburgo ci chiede trasparenza


  • Andrea Spinelli Barrile

Ieri il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione dal titolo "Strategia dell'UE in materia di diritti umani", un ampio testo che va a toccare numerosissime tematiche (elezioni, forza pubblica, droga, informazione, giustizia); una di queste, di cui si è dibattuto lungamente in Italia negli ultimi mesi ma che oggi pare un tema dimenticato, è la questione dell'identificazione degli agenti di polizia.

 

Tra spread e berlusconate, tra proteste e manifestazioni, la politica fattuale italiana è ormai materia per Strasburgo; non è un banale discorso sulla sovranità nazionale ma piuttosto su quei diritti umani riconosciuti a livello internazionale e su cui l'Italia, spesso, dimostra un'arretratezza grottesca.

 

Ci provò a suo tempo il quotidiano 'Pubblico', che grazie alle numerose foto delle ultime manifestazioni romane è riuscito in qualche modo ad "identificare" a grandi linee alcuni agenti rei di pestaggi, minacce e violenze ai manifestanti: un'iniziativa efficace ma piuttosto "brutale", mediaticamente parlando, che sa un po' di caccia all'uomo e un po' di ripicca sociale. Ci ha provato anche il capo della polizia Manganelli nel novembre scorso, paventando la possiblità di introdurre i numeri di identificazione dei poliziotti in servizio di ordine pubblico, scatenando polemiche feroci tra i sindacati di polizia ed i forum online di discussione degli agenti di ordine pubblico.

 

Il risultato è, come sempre, quel "parole parole parole" che Mina cantò decenni fa e, come sempre, è l'Europa a dover chiedere esplicitamente di fare qualcosa: la risoluzione votata ieri in materia di diritti umani non è tagliata appositamente su misura italiana, ma è comunque qualcosa che ci tocca da molto vicino: in particolare, la risoluzione contiene un emendamento in cui si esortano gli stati membri dell'Ue a garantire maggior trasparenza nella forza pubblica.

 

Il perchè è scritto nero su bianco: il Parlamento Europeo "esprime preoccupazione per il ricorso a una forza sproporzionata da parte della polizia durante eventi pubblici e manifestazioni nell'UE; invita gli Stati membri a provvedere affinché il controllo giuridico e democratico delle autorità incaricate dell'applicazione della legge e del loro personale sia rafforzato, l'assunzione di responsabilità sia garantita e l'immunità non venga concessa in Europa, in particolare per i casi di uso sproporzionato della forza e di torture o trattamenti inumani o degradanti; esorta gli Stati membri a garantire che il personale di polizia porti un codice identificativo".

 

Come accade già in Gran Bretagna, in Spagna, Francia, Germania, Grecia e Svezia, e ancora negli Stati Uniti ed in Canada, dove gli agenti di ogni ordine e grado indossano divise ed elmetti con un ID number ben in vista. Come ha dichiarato  Simone Sapienza della direzione di Radicali Italiani, si chiama civiltà contro omertà, contro l'impunità e per lo stato di diritto, ma sono aspetti che in Italia si tende spesso a dimenticare.

 

Strasburgo, nella risoluzione votata ieri, ha inoltre accolto "la proposta della Commissione volta a istituire un quadro di valutazione permanente in materia di giustizia, Stato di diritto, democrazia e diritti fondamentali, che si applicherà a tutti gli Stati membri inclusi nel semestre europeo".


Aggiungi commento