di Livio Rotondo
La situazione delle carceri italiani peggiora; questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto Antigone datato marzo 2024. Dopo la sentenza Torreggiani del 2013 e i continui richiami della Corte Europea che definiva illegali le condizioni di sovra affollamento cui erano sottoposti i detenuti nel belpaese arrivati a numeri da record del 150%, la politica era corsa ai ripari attuando una serie di riforme seppur parziali che avevano ridotto il numero di residenti nelle carceri a livelli che sembravano almeno apparentemente tollerabili.
Nell’ultimo anno e mezzo però si registra un nuovo aumento della popolazione carceraria attestandosi a una media nazionale del 120% in aumento del 10%, con picchi in alcuni istituti fino al 210% (Brescia Canton Mombello), Lodi (200%) Foggia (195%) Taranto (184%), con 39 istituti oltre il 150% della capienza possibile.
I dati molto chiari risultano essere abbastanza comprensibili e di relativa semplice soluzione. Meno facili risultano essere le motivazioni socio-politiche che hanno portato a questo disastro annunciato. Visti i tempi di innovazione in cui viviamo è stato chiesto ad una figura d’eccezione, chat gpt*, di fornire dati e proposte di miglioramento sulla realtà carceraria in Italia.
La risposta dell’IA (Intelligenza Artificiale) ha stupito non solo per la specificità dei dati forniti (che chiunque può confrontare scaricando l’ap gratuita), ma anche per l’intelligenza critica nell’individuare problemi e proporre soluzioni da parte di una fredda macchina di calcolo addestrata nella Silicon Valley utilizzando dati condivisi dagli utenti sul web attraverso machine learning.
Gentilezza puntualità ma anche umiltà: spesso non sapendo trovare soluzioni ha ammesso che il problema era al di fuori della sua portata o rifiutandosi di dare dati troppo sensibili adducendo una programmazione limitata. Chat gpt (dati aggiornati al 2022) ha individuato come problema principale il sovraffollamento carcerario che eccede di quattromila persone la capienza massima di cinquantamila, (108 detenuti ogni 100 posti disponibili).
Inoltre ha individuato la causa dell’aumento della tensione tra i conviventi, la riduzione dell’igiene e della sicurezza, nella riduzione della privacy dovuta allo spazio limitato. Si rimane ancora nei margini minimi di tollerabilità di spazio per detenuto secondo gli standard europei, ma per chi vive in questi istituti pochi metri quadri in più o in meno incidono profondamente sul loro tenore di vita.
Inoltre dice l’IA gli istituti sono vecchi e necessitano di manutenzione, mancano servizi igienici e risorse per migliorarne la pulizia, anche se sono in corso programmi di ristrutturazione e manutenzione straordinaria sono lenti e insufficienti. Tutto questo contribuisce ad esacerbare i problemi di salute fisica e psichica dei detenuti.
I carichi di lavoro eccessivi degli operatori incidono poi in modo negativo sulla qualità della gestione dei servizi. Bisognerebbe, continua, formare meglio il personale ma le risorse economiche risultano essere insufficienti. L’umanità paradossale della macchina ci dice anche che percorsi di formazione professionale aiuterebbero nell’integrazione dei soggetti più fragili. La mancanza di questi programmi influisce negativamente su chi reitera i reati e rientra in regime di vigilanza.
A causa dell’alto numero dei suicidi e numerosi atti di autolesionismo, alti tassi di problematiche psicologiche, l’utilizzo di ipnotici e psicofarmaci il consiglio è di aumentare il sostegno psicologico e la sorveglianza. Per migliorare inoltre la situazione complessiva bisognerebbe velocizzare i procedimenti penali, ampliare misure alternative di detenzione come arresti domiciliare, decriminalizzare piccoli reati per furto o droghe aumentare personale risorse e investimenti.
È di questi ultimi giorni la proposta di una legge presentata dal deputato Giachetti (Italia Viva) insieme con la presidente di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini - ora in sciopero della fame che gli sconti di pena - che prevederebbe, oltre ad un trasferimento in comunità dei reclusi con pena residua sotto i due anni, l’innalzamento dello sconto di pena già prevista da 45 a 60 giorni per ogni sei mesi già scontati di detenzione.
La legge ha portato ad un mutismo della maggioranza. Nordio ha ribadito “L’indulto è una resa dello stato”, anche se a conti fatti rimane un gioco semantico poiché non è un indulto ma una “liberazione anticipata” era già prevista dalla legge. Ad oggi quindi la situazione rimane in un cul de sac.
Rachel Stroppa, ricercatrice per Antigone che, dati alla mano, afferma che non vi è una relazione causale tra l‘aumentato numero dei detenuti e reati effettivamente compiuti. Vi è stata invece la creazione di nuovi reati istituiti dal governo Meloni, come ad esempio il decreto anti rave, un inasprimento delle pene per chi compie reati contro la persona, pene più severe per atti di aggressione nei confronti delle forze dell’ordine e una maggiore propensione dei giudici a condannare a pene più severe e più lunghe, rifiutando di commutarle in misure alternative.
Inoltre il rapporto Antigone mette in evidenza come a fronte di un aumento della popolazione straniera in Italia negli ultimi 15 anni passata dal 6.5% al 8.7%., la detenzione degli stranieri in regime detentivo è scesa del 0.6% al 0.35%.“Ogni campagna sulla sicurezza che parta dall’enfatizzazione del numero degli stranieri in carcere costituisce un esercizio di propaganda non funzionale ad una seria indagine investigativa, sociale e criminale”, si legge nel rapporto.
La ricercatrice Stroppa invece precisa che negli ultimi anni vi è stato anche un aumento del numero dei minori detenuti non supportato da un aumento del numero di crimini. La conclusione è la stessa che per gli adulti cioè l’introduzione di nuovi reati e inasprimento delle pene.
Il provvedimento previsto dal Governo per sopperire alla maggior parte dei problemi sopracitati è la costruzione di nuovi istituti penitenziari ma i tempi medi per tali opere si aggirano sugli 8-10 anni per la costruzione di un carcere per 400 persone mentre il costo stimato si aggira sui 30 milioni di euro ciascuno.
Bisognerebbe creare 40 nuovi carceri con un costo previsto di 1 miliardo e 200.000 euro con la necessità di assumere 300 poliziotti per struttura e assumere e formare 12000 nuove unità. Le soluzioni che vengono indicate nel rapporto sono più specifiche dell’IA ad esempio l’introduzione di misure alternative per 12.000 persone condannate per reati minori porterebbero ad un risparmio di quasi mezzo miliardo di euro, di cui potrebbero usufruire gli oltre 22.000 detenuti che hanno da scontare meno di tre anni.
Il dato dei suicidi in carcere è di solo un punto percentuale superiore alla media europea ma il 2022 si attesta essere per stato “annus horribilis” con 85 suicidi seguito da 70 nel 2023 e 30 nei primi mesi del 24. Il tasso di suicidi in carcere risulta essere 18 volte superiore alla media nazionale generale e la figura statisticamente con maggiore possibilità di compierlo è una giovane donna straniera appena tradotta in carcere.
Dati alla mano si è visto che nel 2023, 22 soffrivano di disagi psichici pregressi, 12 avevano già tentato di togliersi la vita , 7 erano tossico dipendenti, mentre 6 erano senza fissa dimora. Le cause sono sempre da ricercarsi nella difficoltà ad accedere a percorsi alternativi di detenzione, mancanza di attività sociali , isolamento, mancanza e o disattenzione da parte del personale preposto alla loro supervisione e una difficoltà nel primo inserimento appena entrati nella struttura detentiva o nella paura di non riuscire a reintegrarsi in società all’uscita visto che i dati aumentano esponenzialmente per persone appena entrate in carcere o in attesa di scarcerazione.
La conclusione è che a fronte di tanta retorica da parte delle forze politiche sia di destra che di sinistra su diritti, invasione di immigrati, girl power e tolleranza verso le minoranze, la politica carceraria risulta essere mediocre e spesso errata, lasciata alla mercé di un insufficiente numero di operatori carcerari malpagati, e di eroici volontari di associazioni.
I governi degli ultimi anni hanno combattuto il fenomeno a botte di indulti (governo Prodi 2005), decreto di montiana memoria denominato “svuota carceri” 2012 fino ad arrivare al Governo Meloni che ha posto enfasi sulla sicurezza interna e l’implementazione di misure più rigorose per la gestione dei detenuti ad alto rischio.
L’unica nota di merito, puntualizza chat gpt, è stata forse la riforma Draghi che “prevedere digitalizzazione e miglioramento di infrastrutture carcerarie ha implementato una riduzione dei tempi della giustizia e promozione di misure alternative con particolare attenzione alla rieducazione e al reinserimento dei detenuti “.
La situazione delle carceri italiane rimane critica con problemi che necessitano di interventi strutturali e urgenti da circa 30 anni se non oltre. Se ce lo dice una IA che processa centinaia di migliaia di dati al secondo dimostrando al contempo maggiore umanità e intelligenza di tanti politici nostrani forse potremmo cominciare a fidarci almeno un pò.
* chat gpt / strumento di OpenAI che mira a rendere l’interazione con i sistemi di intelligenza artificiale più naturale e intuitiva
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