A quanto pare tra le misure restrittive previste per chi è in regime di carcere duro del 41 bis c'è anche il divieto di spedire lettere a congiunti con l'indicazione di sostenere a proprio nome un partito e/o un'associazione notoriamente impegnate per portare il sistema carcerario sui binari della civiltà, dello stato di diritto, della legalità.
Secondo una sentenza della Corte Suprema di Cassazione, che conferma le decisioni, prima, del Magistrato di Sorveglianza di Novara, poi, del Tribunale di Sorveglianza di Torino, siffatta spregiudicata iniziativa sarebbe vietata da una circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) per sedicenti motivi di sicurezza del carcere.
La decisione ha riguardato Giuseppe Falsone, detenuto sottoposto al 41 bis, che si è visto bloccare per l'appunto una missiva nella quale chiedeva a una sua congiunta di inviare 200 euro per l’iscrizione al Partito Radicale e/o a Nessuno tocchi Caino.
Come ricostruisce Il Dubbio, “per bloccare la corrispondenza - ha ribadito la Corte Suprema - «non è necessaria la prova della commissione di reati o della pericolosità della missiva, ma è sufficiente il ragionevole timore di un pericolo per l’ordine e la sicurezza degli istituti». I giudici hanno fatto notare che «la circolare del Dap aveva vietato rapporti epistolari fra detenuti sottoposti al 41 bis e un’associazione, al fine di evitare l’insorgere di proteste da parte della popolazione detenuta». A questa disposizione i supremi giudici non hanno mosso rilievi perché, come appunto hanno ribadito, è «dettata da ragioni di sicurezza e di ordine nelle carceri in aderenza a quanto permesso dall’ordinamento penitenziario»".
Per Rita Bernardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti si tratta di una “sentenza inaudita e senza precedenti, che dice l’opposto di quel che siamo e che nega tutto ciò che abbiamo fatto in questi anni”.
"Non sappiamo – affermano in un comunicato rispettivamente il Presidente, il Segretario e la Tesoriera di Nessuno tocchi Caino - a quali circolari i magistrati di sorveglianza piemontesi e i giudici della Cassazione facciano riferimento, quel che sappiamo è che, in questi anni, noi di Nessuno tocchi Caino, come Marco Pannella in tutta la sua vita, non abbiamo fatto altro che convertire ai connotati del Partito Radicale, alla nonviolenza, allo stato di diritto e alla legalità costituzionale le carceri e l’intera comunità penitenziaria.
Se nelle carceri non vi sono più rivolte dei detenuti, ma sempre più scioperi della fame per far valere i propri diritti, è anche grazie al Partito Radicale e Nessuno tocchi Caino. Questa ‘radicalizzazione’ nonviolenta, positiva e costruttiva continueremo a perseguirla, anche per aiutare lo Stato, l’amministrazione della giustizia e penitenziaria ad avere successo sugli imprenditori della paura che si illudono di poter risolvere le emergenze – sconfiggere la mafia, la violenza e il fanatismo – con la terribilità, contrapponendo al terrore un terrore uguale e contrario, derogando ai principi fondamentali dello Stato di Diritto e di Diritti Umani”.
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