Su Marco Cappato - a processo per "l'aiuto al suicidio" di Fabiano Antoniani - si pronuncerà la Consulta a proposito della legittimità costituzionale del reato. Lo ha deciso oggi la Corte d'Assise di Milano, accogliendo una delle due opzioni proposte dai Pm che in primis avevano chiesto l'assoluzione.
Per Cappato i Pm avevano già chiesto l'archiviazione, ma fu il gip Luigi Gargiulo a disporre l'imputazione coatta, sostenendo che l'imputato avrebbe "rafforzato" il proposito di suicidio di Antoniani, diventato cieco e paralizzato dopo un incidente stradale.
In uno dei passaggi dell'ordinanza della Corte di Milano si afferma che all'individuo va "riconosciuta la libertà" di decidere "come e quando morire" in forza di principi costituzionali. Come riporta l'Ansa, "per i giudici, in sostanza, Marco Cappato non ha rafforzato il proposito suicidiario e la parte della norma che punisce l'agevolazione al suicidio senza influenza sulla volontà dell'altra persona è costituzionalmente illegittima".
Secondo l'Associazione Luca Coscioni la soluzione scelta rappresenta "un’occasione senza precedenti per superare un reato introdotto nell’epoca fascista", dando la possibilità alle "persone capaci di intendere, affette da patologie irreversibile con sofferenze di ottenere legalmente l’assistenza per morire senza soffrire anche in Italia, senza bisogno di dover andare in Svizzera".
"Aiutare Fabo a morire era un mio dovere, la Corte costituzionale stabilirà se questo era anche un suo diritto oltre che un mio diritto", ha commentato Cappato, dicendosi "grato" ai giudici per avere "riconosciuto che non c'è stata alcuna alterazione della volontà di Fabiano Antoniani".
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