Mentre ricorreva il decennale della prima Risoluzione ONU per una moratoria sull’uso della pena di morte, il Giappone ha portato a termine la terza e la quarta esecuzione del 2017.
Come rileva Amnesty International, "due uomini sono stati impiccati all’alba del 19 novembre nel centro di detenzione di Tokio, nonostante avessero fatto richiesta di un nuovo processo. Teruhiko Seki era stato giudicato colpevole di rapina e omicidio. All’epoca dei reati aveva 19 anni. Kiyoshi Matsui era stato condannato a morte per omicidio".
In Giappone le esecuzioni avvengono in un clima di segretezza. Di solito i condannati a morte vengono informati dell’imminente impiccagione solo poche ore prima e alcuni non ricevono neanche il minimo preavviso. Le famiglie, gli avvocati e l’opinione pubblica ricevono la notizia a esecuzione avvenuta.
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