Una sentenza della Corte Europea di Giustizia ha chiuso la "querelle interpretativa" del regolamento europeo relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati che stabilisce i principi e i requisiti generali per la sicurezza alimentare. La decisione non risolve il problema generale, ma può essere potenzialmente rivoluzionaria.
La questione era stata sollevata nell’ambito di un procedimento penale dinanzi al tribunale di Udine a carico dell'agricoltore friulano Giorgio Fidenato che, assieme a Leandro e Luciano Taboga, erano stati accusati dalle autorità italiane di avere messo a coltura la varietà di mais geneticamente modificato (MON 810), in violazione della normativa nazionale che ne vieta la coltivazione. Il Tribunale di Udine aveva chiesto un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia se fosse possibile adottare, in materia alimentare, misure di emergenza sul fondamento del principio di precauzione.
In proposito, "la Corte ha stabilito che, qualora non sia accertato che un prodotto geneticamente modificato possa manifestamente comportare un grave rischio per la salute umana, per la salute degli animali o per l’ambiente, né la Commissione né gli Stati membri possono adottare misure di emergenza, come per esempio il divieto della coltivazione di mais MON 810. La parola passa ora al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte. La decisione vincola però gli altri giudici nazionali ai quali verrà sottoposto un problema simile.
Tuttavia, come ricorda il diretto interessato “questa sentenza lascia la situazione vigente invariata”. A cambiare sono infatti solo le vicende processuali del ricorrente, “che a questo punto imboccheranno la strada del proscioglimento”. Il ricorso di Fidenato è infatti del 2014. Nel frattempo, nel 2015, la normativa europea è stata modificata nel senso di permettere ai paesi membri di vietare la semina di Ogm anche se questa è autorizzata a livello Ue. L’Italia è tra i 17 Stati membri che hanno scelto questa possibilità.
Resta il fatto che la decisione della Corte europea apre una falla. Ne è convinta l'Associazione Luca Coscioni – secondo cui "la decisione della Corte del Lussemburgo sull'atto di disobbedienza civile di Fidenato, iscritto Associazione Luca Coscioni - e dei Taboga solleva l'enorme problema politico generale della necessità di porre al centro delle decisioni normative e politiche le evidenze scientifiche".
"Con sentenza, la Corte ricorda, anzitutto, che tanto la legislazione alimentare dell’Unione quanto la legislazione dell’Unione concernente gli alimenti e i mangimi geneticamente modificati sono volte ad assicurare un livello elevato di tutela della salute umana e degli interessi dei consumatori, garantendo al contempo l’efficace funzionamento del mercato interno, del quale la libera circolazione degli alimenti e dei mangimi sicuri e sani costituisce un aspetto essenziale”. (fonte Associazione Luca Coscioni)
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