17/11/24 ore

Diritto di espressione e mondo arabo


  • Silvio Pergameno

Il nuovo Presidente dell’Associazione Internazionale degli Editori, Richard Charkin, ha dato il benvenuto all’Arabia Saudita e alla Tunisia, nuovi membri a pieno titolo, e alla Giordania, nuovo membro provvisorio, precisando, comunque che lo statuto richiede che i membri sostengano la libertà di espressione e il diritto di autore (migliore sarebbe stato il riferimento alla proprietà intellettuale).

 

Il fatto non ha mancato di suscitare proteste e, in particolare la Norvegia ha lasciato l’Associazione. Ne dà notizia “Il Foglio”, critico nei confronti di Charkin, ricordando le tante esecuzioni effettuate in Arabia Saudita, l’ “uccisione” di uno scrittore in Giordania e le minacce e messe alla gogna di scrittori “blasfemi” in Tunisia. E rilevando che i più aperturisti in materia sono inglesi e americani.

 

Questi i fatti. Eppure c’è qualcosa di non persuasivo. Non si tratta certo di mettere in discussione i principi fondamentali; ma non si può non  osservare che non sembra esatto motivare la stigmatizzazione di Charkin perché ci sono dei governi che fanno strame dei principi fondamentali della democrazia e condannano a morte scrittori e giornalisti, colpevoli solo di scrivere quello che pensano.

 

E se è vero, come scriveva Matt Duffy (Arab media REPORTER) che “la stampa locale nel mondo arabo continua a soffrire dei soliti vincoli di  autocensura, attenzione a evitare critiche da parte del governo  e marcato rispetto per ampie “linee di demarcazione” nella copertura delle notizie che semplicemente non vengono mai oltrepassate”, la questione infatti va vista dall’interno dell’Associazione, i cui dirigenti, sembra, dovrebbero intervenire qualora si verificassero casi di editori che non rispettano le regole statutarie dell’Associazione e violano, in particolare, la libertà di espressione. 

 

Ciò non toglie, peraltro, che appaia indispensabile che si apra un dibattito a livello internazionale sul gravissimo problema. Anche perché lo stesso mondo arabo non è tutto appiattito su posizioni estremiste e le differenze non sono soltanto individuali: la Tunisia, ad esempio, non può essere appiattita sullo stesso livello di altri paesi dove le forche funzionano a dovere. 

 

(disegno da arabpress.eu)

 

 


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