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18/11/24 ore

Turchia, Erdoğan presenta il conto ai giornalisti “traditori”



Che lo stato dell’arte in Turchia sul fronte dei diritti umani e della libertà civili sia andato deteriorandosi col tempo è ormai noto. Motivo per cui negli ultimi anni la possibilità di vedere gli eredi dell’impero ottomano entrare a pieno titolo nell’Ue si è ulteriormente affievolita. Con la crisi internazionale, poi, la situazione rischia addirittura di precipitare.

 

Si sa infatti che i turchi non amano l’Isis o Daesh, come dir si voglia, ma con esso hanno tuttavia in comune i nemici: Assad e chi lo appoggia e i curdi. Per questo serpeggia il sospetto più che fondato che Erdogan con una mano finga di aiutare la coalizione brancaleonesca attorno a Hollande che si sta via via formando, e con l’altra sostenga o almeno faccio poco per ostacolare i tagliagole.

 

Di questa ambiguità hanno dato conto anche i giornali dell'opposizione vicina all’ex alleato, ora nemico interno Gulen. In particolare, come ricostruisce ilpost.it - a maggio di quest’anno il giornale Cumhuriyet pubblicò "un video che mostrava la gendarmeria e la polizia turca fermare alcuni camion con a bordo delle casse che contenevano – secondo Cumhuriyet – armi e munizioni mandate in Siria dai servizi segreti turchi" ai ribelli islamisti che combattono in Siria contro il presidente siriano Bashar al Assad.

 

Contro il direttore Can Dundar e il capo della redazione di Ankara Erdem Gul, Erdoğan intentò un’azione legale accusandoli di aver diffuso “alcune immagini e informazioni che non corrispondevano ai fatti" e dicendo che la persona "che aveva scritto l’articolo pagherà un prezzo molto alto».

 

Questo conto salato, in concomitanza con l’inasprirsi delle tensioni anche con l’altro “nemico” russo, pare proprio che stia arrivando: Dundar e Gul sono stati infatti arrestati, in attesa di un processo per spionaggio, con il rischio di essere condannati all’ergastolo.

 

«Non siamo – ha detto Dundar - traditori, spie o eroi; siamo giornalisti. Quello che abbiamo fatto qui era un’attività giornalistica». E proprio qui sta forse il problema vero, nel sempre più regime anti-democratico di Erdogan. (A.M.)

 

 


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