“Fate l’amore non vi fate le canne”. Messa così, in termini di puro piacere primordiale, potrebbe anche funzionare l’opinione di Matteo Salvini, che per esprimere la contrarietà alla proposta di legge sulla marijuana legale imputtanisce il tutto, dicendosi “personalmente favorevole alla legalizzazione della prostituzione, perché fino a prova contraria il sesso non fa male la cannabis sì».
È la classica tecnica – spesso usata dal leader della Lega - del rilancio su un altro piano per eludere il problema, soprattutto se non si hanno argomenti validi. A maggior ragione ciò accade in questo caso, se l’elettorato di riferimento pullula (magari, chissà) di “quelli che ben pensano” che “vanno a mignotte mentre i figli guardan la tv”, come mirabilmente rappresentava qualche anno fa il rapper Frankie Hi NGR MC.
Ecco, fermo restando che in Italia non è illegale la prostituzione ma il suo sfruttamento e che è altresì legittimo valutare se e come regolamentare il pingue mercato del sesso per arginarne il racket, in attesa di chiedere in proposito alle mogli ignare quanto possa far bene, come afferma Salvini, il sollazzo a pagamento cui sono soliti incedere per ammazzare la routine matrimoniale i propri mariti, il problema - come direbbero i benaltristi – è un altro e lo descrive con puntualità la Direzione Nazionale Antimafia in una relazione opportunamente silenziata dai media, forse perché centra il punto nodale della questione: le politiche repressive, cioè antiproibizioniste, hanno fallito.
Il cavallo di battaglia quarantennale dei radicali diventa pertanto di strettissima e urgente attualità e finalmente viene colto da una folta pattuglia di parlamentari di diversa estrazione che ha presentato il suddetto progetto di legge. A tal proposito, bisogna dare atto a Benedetto Della Vedova di essersi messo- tra un salto qui e un salto lì fra schieramenti e partiti differenti - a fare (meglio tardi che mai) qualcosa di radicale, promuovendo l’iniziativa che mette all’ordine del giorno delle Camere una legge, seppur migliorabile, a suo modo rivoluzionaria.
Ovviamente, qui non si tratta di essere favorevole o meno all’uso delle droghe. Chi si oppone strumentalizza e cade tra l’altro nello stesso errore (voluto) di quando si discute d’aborto, confondendo legalizzazione con l’essere favorevole in sé all'interruzione di gravidanza.
Ma c’è chi fa di peggio. Due su tutti, i senatori Carlo Giovanardi (Ncd) e Maurizio Gasparri (FI), che ignorando quanto accade a legislazione vigente, come da denuncia già citata dell’Antimafia, sentenziano che una legge antiproibizionista "avrà come unica conseguenza l'aumento della diffusione della droga e l'incremento dei traffici della criminalità organizzata". Bontà loro…
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