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25/12/24 ore

Genocidio nei Balcani, assolte salomonicamente Serbia e Croazia



Ha il sapore della volontà di pacificazione e di non creare ulteriori motivi di rancore la decisione della Corte Internazionale di Giustizia ONU che scagiona Serbia e Crozia dalla reciproca accusa di genocidio. I fatti sono quelli risalenti alla guerre scoppiate con la dissoluzione dell'ex Jugoslavia negli anni Novanta del secolo scorso. Circa 20mila furono i morti, migliaia le persone scacciate dai propri luoghi d’origine.

 

Il caso fu aperto nel 1999 con la denuncia della Croazia contro l’allora Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro) per violazioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul Genocidio con riferimento alle operazioni di pulizia etnica risalenti alla guerra 1991-1995.

 

Per il giudici dell’Aja le prove fornite dal governo croato non sono state sufficienti a dimostrare che le azioni commesse dalle forze armate serbe avessero "lo scopo specifico necessario perché si parli di genocidio", che secondo la Convenzione Onu si prefigura quando le azioni militari hanno l'obiettivo di distruggere in tutto o in parte un gruppo sulla base di ragioni etniche, razziali o religiose.

 

Alle stesse conclusioni la Corte è giunta in riferimento all’accusa di genocidio mossa nel 2010 dalla Serbia per morte di 6.500 persone e dell’espulsione di 20mila esponenti della minoranza serba della Croazia, costretti ad abbandonare la Repubblica di Krajina quando venne riconquistata dall’esercito croato.

 

«La Croazia non può essere soddisfatta del verdetto, del fatto che non è stato provato il genocidio, ma d’altro canto i giudici hanno chiaramente stabilito che eccidi e distruzioni sono stati commessi, che c’è stata la pulizia etnica». Lo ha dichiarato il primo ministro croato, Zoran Milanovic, commentando la sentenza. «Non siamo contenti, ma accettiamo il verdetto in un modo civile’», ha detto Milanovic, aggiungendo però che la Croazia «non rinuncerà mai a insistere sulla necessità che venga fatta luce sulla sorte delle persone scomparse e che la Serbia restituisca i beni culturali» portati oltreconfine durante la guerra.

 

Il presidente serbo Tomislav Nikolic si è mostrato più soddisfatto e conciliante perché «anche da parte delle più alte istituzioni giudiziarie dell’Onu è stato confermato che le forze croate commisero crimini di massa contro i serbi di Croazia». «Con ciò, nonostante le ingiustizie, è stato fatto un passo incoraggiante. Spero sinceramente - ha detto il presidente serbo - che ora la Serbia e la Croazia, in buona fede, risolvano insieme tutte le questioni che ostacolano i tentativi di portare la nostra regione verso un periodo di pace duratura e prosperità».

 

 


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