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16/11/24 ore

Unioni gay, una legge ad hoc. Ma se ne riparla a settembre


  • Florence Ursino

Un treno ad alta velocità quello che ha portato Matteo Renzi dalla Lepolda a Palazzo Chigi. Un treno carico di aspettative, di promesse, di auspicate riforme. Un treno ancora in corsa, in un interrail attraverso un Paese in piena crisi, e non solo economica. Perché, oltre che con la vecchia classe politica, il giovane e rampante primo ministro si ritrova a fare i conti anche con le vecchie idee di società che proprio quella classe politica, salvo qualche ignorata minoranza, nel tempo non ha saputo/voluto rottamare.

 

Calendario alla mano, dunque, Renzi si è costruito la sua fitta agenda dove, in data odierna, secondo un’anticipazione del quotidiano l’Unità, ci sarebbe la bozza del testo della legge per regolare le unioni tra omosessuali. Il condizionale è d’obbligo, naturalmente, considerando che la norma dovrebbe essere approvata in autunno, quando l’aria più fresca e l’approssimarsi del Natale potrebbero spegnere il fuoco del cambiamento che fa ardere l’animo cattolico del capo del governo.

 

Ma intanto il ciak è stato annunciato e la prima scena girata: i testi delle proposte avanzate dai democratici Lumia, Marcucci e Lo Giudice sarebbero già pronti per passare in Aula, benedetti anche da Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle Riforme e da sempre accanito sostenitore dell’introduzione in Italia delle nozze gay, di cui però il testo di legge non parla.

 

Stando a quanto riportato da L’Unità, infatti, il modello seguito sarà quello tedesco delle civil partnership: le coppie omosessuali che decideranno di sposarsi, potranno iscriversi all’ufficio dello stato civile in un apposito registro delle unioni civili e da quel momento avranno gli stessi diritti e doveri di una coppia eterosessuale unita in matrimonio: reversibilità della pensione, diritto alla successione in caso di morte, possibilità di assistenza negli ospedali e nelle carceri.

 

Unico veto: i figli. La coppia omosessuale, infatti, non potrà adottare bambini ma potrà usufruire dell’istituto della ‘stepchild adoption’, preso in prestito dal sistema inglese: a uno dei soggetti della coppia sarà permesso adottare il figlio del compagno/a nel caso in cui il genitore naturale dovesse venire a mancare.

 

La disciplina però riguarderà solo le coppie omosex e non quelle etero che convivono perché, spiega ancora l’Unità, “mentre le coppie omosessuali non possono unirsi in matrimonio, le coppie etero possono sposarsi e quindi se non si sposano è perché non lo vogliono fare e quindi non possono essere estesi a loro i diritti e i doveri che discendono dal matrimonio”. Per tutti i ‘fuorilegge’, dunque, sarà prevista un’altra forma di unione: i cosiddetti patti di convivenza, “con doveri (e diritti) meno pesanti di quelli matrimoniali”.

 

Chiariti gli intenti, quel che resta ora è la ricerca di una (difficile) intesa con gli alfaniani del Nuovo centrodestra, piuttosto restii, eufemisticamente parlando, soprattutto sulla possibilità di far adottare al partner il figlio naturale del compagno. Aspettando la messa in onda, prevista per settembre, del nuovo episodio sulle politiche del fare diretto da Matteo Renzi, la saga sui diritti delle persone Lgbt potrebbe perciò arricchirsi di nuovi colpi di scena. Stay tuned.

 

 


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