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16/11/24 ore

Mgf, è l'ora dei fatti



E' tempo di agire. Tolleranza zero sono le parole d'ordine per celebrare la Giornata internazionale della lotta contro le mutilazioni genitali femminili (Mgf), prevista per il 6 febbraio. Una data, quella scelta dalle Nazioni Unite nel 2003, in cui sostenere e stimolare con maggiore coscienza azioni mirate ad abolire una pratica che viola palesemente i diritti umani di milioni di ragazze e bambine.

 

La battaglia portata avanti con tenacia negli ultimi anni, che ha visto l'Italia in prima linea, ha ottenuto una parziale vittoria con l'adozione della Risoluzione per un bando universale delle mutilazioni genitali da parte dell'Assemblea Generale dell'Onu, avvenuta nel dicembre del 2012.

 

Molte comunità hanno negli ultimi tempi abbandonato l'uso di dell'infibulazione e di altre violente forme di mutilazione mentre altre si stanno seriamente impegnando affinchè ciò che è considerata una 'tradizione' culturale molto radicata in alcune società venga presto estirpata in nome del rispetto della salute e della vita delle donne.

 

Ciò nonostante, la gravosa minaccia che tale pratica rappresenta pesa ancora su milioni di giovani in tutto il mondo: le stime parlano di più di 125 milioni di ragazze mutilate in quasi 30 Paesi dell’Africa sub-sahariana e del Medio Oriente e ogni anno ci sono altri tre milioni di bambine sottoposte allo stesso rischio.

 

Ma si tortura anche negli Stati Uniti, in Canada, in Europa: nel nostro continente si calcola che siano più di 500mila le bambine e le donne che hanno subito l'asportazione della clitoride o l'infibulazione.

 

A Londra, ad esempio, come riporta il Corriere della Sera, in tre anni ci sono state più di duemila vittime delle Mgf mentre in Francia sono state più di 100 le persone condannate per avere mutilato delle bambine. Purtoppo è anche difficile censire in maniera esatta un fenomeno che è svolto nella più totale illegalità, ma da alcune analisi si evince che le ragazze più giovani sono portate a sottrasi alla pratica con più efficacia rispetto alle loro coetanee negli anni passati.

 

Un cambiamento possibile solo se diventerà ancora più chiaro a tutti – comunità, capi religiosi, governi – che le mutilazioni genitali rappresentano un grave pericolo per la vita della donna: solo attraverso una nuova consapevolezza, nuove azioni e mirate strategie politiche e sociali si potrà abolire definitivamente una pratica ignobile e letale. (F.U.)


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