Partono, alla volta di una possibilità, le carrette del mare continuano ad arrivare. Proprio sabato mattina è stato il turno di un’altra e le persone a bordo sono state tratte in salvo finalmente. Il giorno prima, invece, è avvenuto il naufragio di un’altra “imbarcazione” in acque maltesi, causando la morte di 34 persone. Arrivano ancora e continueranno, come hanno sempre fatto. Chi si ferma davanti a una possibilità, una, chiamata Europa, costituita da infinite altre prospettive – chissà - agli occhi di chi “non ha nulla da perdere”, se non la vita.
Dopo quel venerdì in cui oltre trecentocinquanta sono state le vittime, finalmente se ne continua a parlare, finalmente questa sembra esser diventata un’emergenza per l’Europa. E’ un dramma prima di tutto umanitario; chi arriva porta addosso il peso di viaggi infernali e di partenze estreme, a conclusione dei quali, tuttavia, l’approdo molto spesso non rappresenta il principio di una nuova esistenza.
In Italia, dove la maggioranza delle migrazioni proviene dall’Africa, più di un rifugiato su tre avrà il permesso di restare, ma pochi riescono a inserirsi effettivamente nel paese perché trovano un lavoro o una casa. Molti vivono per strada e non accedono nemmeno alle cure mediche. Si tratta di un “grave problema di diritti umani” dovuto alla “quasi totale assenza” di un sistema di asilo, secondo quanto affermato in riferimento alla situazione italiana, da parte di Nils Muinieks, commissario per i diritti umani presso il Consiglio d’Europa.
Anche in Polonia, dove si dirigono soprattutto migranti ceceni, il sistema di accoglienza è fallimentare, accade infatti che i rifugiati siano abbandonati a loro stessi o che le famiglie vengano separate.
In Grecia, meta perseguita soprattutto da iraniani, siriani e iracheni, i campi di accoglienza si sono rivelati del tutto inadeguati, secondo quanto descritto dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali.
Anche in Ungheria i centri di detenzione in cui spesso vengono rinchiusi i migranti sono luoghi in cui vengono esercitate vessazioni fisiche, si ha notizia anche di donne incinte rimaste al loro interno fino al giorno del parto.
Per queste ragioni, molti stati europei sono ambiti solo come terre di passaggio, i migranti infatti aspirano a raggiungere altri Paesi come la Germania ad esempio, in cui sperano di poter vivere in condizioni migliori. Ma anche Berlino nell’opporsi all’ingresso dei migranti si richiama al principio sancito dalla Convenzione di Dublino secondo il quale un migrante può far richiesta di asilo nel primo Paese dell’Europa in cui arriva.
E’ dal 2000 in poi che i governi europei hanno adottato politiche pubbliche e propagande che possono essere definite “contro gli stranieri”, perché “limitano l’esercizio del diritto di asilo, fino quasi ad annullarlo in alcuni paesi e rafforzano il controllo delle migrazioni e delle frontiere” - secondo quanto scrive il professor Michel Agier su Le Monde.
Un esempio migliore hanno rappresentato invece i Paesi confinanti con la Siria che hanno accolto i profughi dimostrando una maggiore solidarietà. Fra essi il Libano ne ospita quasi un milione rispetto a una popolazione di quattro milioni di abitanti, la Giordania ne accoglie mezzo milione, secondo i dati riportati su Le Monde. Così pure la Tunisia che nel 2011 supportò l’ingresso dei migranti provenienti dalla Libia e dall’Africa subsahariana. Ancora il Kenya accoglie sul suo territorio 450.000 profughi somali.
L’Europa, invece, ha adottato dei sistemi repressivi per contrastare l’immigrazione clandestina che hanno finito per selezionare, respingere e mantenere i migranti in condizioni di irregolarità che ne favoriscono lo sfruttamento. E’ il capovolgimento quindi del rapporto causa effetto a spingere i migranti a consegnare la propria vita ai trafficanti di esseri umani e a percorrere rotte pericolose, pur di arrivare.
Davanti a ciò, la “guerra a tutto campo alla criminalità organizzata che gestisce le tratte di esseri umani” – secondo le parole della ministra Kyenge – è un altro aspetto fondamentale di questa emergenza umanitaria del tutto europea.
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