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25/12/24 ore

Nozze gay, il flop a New York un anno dopo


  • Federica Matteucci

I matrimoni gay a New York spegneranno domani la prima candelina. Dopo il sì del Senato espresso il 24 giugno 2011, esattamente un mese dopo New York diventava, infatti, il sesto stato a stelle e strisce ad aver introdotto i matrimoni fra coppie dello stesso sesso.

 

E a un anno dalla legalizzazione delle unioni omosessuali si fanno i primi bilanci, nonostante gli effetti della legge siano difficilmente quantificabili – non è chiaro, infatti, quanti abbiano beneficiato dell’apertura newyorkese in parte perché le coppie che si sposano non sono tenute a specificare il proprio sesso.

 

Anche se si stima siano migliaia le coppie che hanno deciso di convolare a nozze a New York – ma il numero preciso rimane sconosciuto – sarebbe tuttavia improprio parlare di un vero e proprio boom di “happy ending”, come lamentano molti impiegati nel business dei matrimoni della Grande Mela, per i quali si serebbe piuttosto verificato un timido aumento degli sposalizi.

 

E’ opinione comune tra i wedding-planners newyorkesi che molte coppie gay abbiano celebrato le loro unioni prima che la legge diventasse realtà e che questi ora vogliono il riconoscimento legale e non una “torta a quattro piani”. E se il mercato dei matrimoni non gode di ottima salute, le speranze di quanti un anno fa pensavano che la legalizzazione delle unioni omosessuali da parte di uno dei più grandi e influenti stati americani potesse essere d’esempio per gli altri sembrano destinate a rimanere deluse.

 

Nonostante le rassicurazioni del presidente Obama, che nel corso di quest’anno si è più volte dichiarato favorevole alle unioni gay, sono pochi infatti gli stati che, sulle orme dei New York, hanno approvato una legge in tale direzione. Se da un lato la mossa della City ha sicuramente contribuito a portare all’attenzione pubblica la questione spinosa dei matrimoni omosessuali, come conferma Marty Rouse, direttore di un’organizzazione a sostegno dei diritti dei gay, dall’altra il recente emendamento costituzionale del Nord Carolina che definisce il matrimonio come unione esclusiva tra uomo e donna, fa capire come la strada da percorrere verso una tutela tout court sia ancora lunga.

 

In attesa del il voto di Maryland, Washington, Maine e Minnesota, previsto per l’autunno prossimo, gli oppositori ai matrimoni gay ricordano l’esito, affatto promettente, del voto negli altri 32 stati. Dal canto loro i sostenitori affermano come il vero impatto vada ben oltre i numeri. Il portavoce del Consiglio di New York, Christine Quinn, sposata con la sua compagna dallo scorso maggio, è, infatti, rimasta positivamente colpita dal favore che i matrimoni dello stesso sesso hanno generato anche tra gli oppositori più incalliti.


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