“They say we should be grateful – Dicono che dovremmo essere grati”- titola l'emblematico rapporto di Human Right Watch che illustra il piano di intervento statale del governo cinese sull’altipiano tibetano, iniziato da tempo e destinato a modificare definitivamente uno stile di vita secolare senza che i tibetani, diretti interessati, possano fare nulla per impedirlo.
Il documento spiega come oltre 2 milioni di tibetani siano stati costretti ad abbandonare le loro vecchie abitazioni, che sono state abbattute, per spostarsi contro la loro volontà verso nuove case di cemento. Centinaia di migliaia di nomadi, abituati a vivere nelle praterie, obbligati a risiedere in case a schiera, dove alloggiano anche funzionari di partito per controllare che non si verifichino proteste anti-cinesi.
Nicholas Bequelin di Human Right Watch racconta che dal 2006 “il governo sta portando avanti una campagna chiamata di costruzione dei nuovi villaggi socialisti, che prevede lo spostamento con la forza di centinaia di migliaia di tibetani, in villaggi costruiti secondo standard governativi dai quali non è previsto sgarro. I villaggi tibetani, abitati da secoli, sono stati distrutti e rasi al suolo, costringendo la popolazione a trasferirsi poche centinaia di metri più in la, nelle case di nuova costruzione”.
I nuovi edifici, tutti uguali, hanno i tetti dipinti alla tibetana, con strisce amaranto e cerchi bianchi lungo i cornicioni, e muri sottili che non rispettano le condizioni climatiche di quelle zone (mentre le vecchie abitazioni avevano muri spessi, per tenere fresco d’estate e caldo d’inverno).
Non tutti sono contrari alla modernizzazione del nuovo stile di vita, ma non a costo di quella autonomia che era stata promessa loro sulla carta dal governo; così, continua Bequelin, “come tutti, trovano vantaggioso avere acqua corrente e elettricità in casa, ma quello che è intollerabile è che ciò debba essere accessibile solo al costo del loro stile di vita e della loro cultura”.
Inoltre, nonostante le case vengano definite statali, Hrw ha verificato che la maggior parte deil costo delle costruzioni delle abitazioni, circa il 75%, è imposto agli stessi tibetani. Il governo cinese ha deciso di procedere alla quasi eliminazione del nomadismo entro il 2015 ed entro il 2014 altre 900.000 persone saranno sradicate dai villaggi di appartenenza per essere ricollocati nei “nuovi villaggi socialisti”.
Per cercare di controllare le tensioni anti-cinesi, il governo di Pechino ha deciso di inviare squadre di funzionari di partito che dovranno vivere e lavorare insieme agli abitanti locali, ma che invece - secondo il rapporto stilato da Hrw - “stabiliscono un sistema di sorveglianza politica costante e violano i diritti civili, culturali, politici e religiosi dei tibetani”. Nel tentativo disperato di attirare l’attenzione internazionale sulle loro condizioni di vita, alcuni tibetani continuano ad immolarsi con il fuoco.
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