Le gemelle Kessler sono tra le poche persone per cui si può veramente dire che non hanno bisogno di presentazioni: vere e proprie stelle della televisione italiana e della canzone sin dagli inizi degli anni Sessanta, da qualche tempo vivono in Germania.
Poco più di un anno fa, intervistate da un noto settimanale italiano, resero una dichiarazione che suscitò un certo scalpore nel nostro Paese: «se una di noi si ridurrà allo stato vegetativo, l'altra la aiuterà a uscire di scena».
Come noto, l'Associazione "Luca Coscioni" ha lanciato la campagna per la legalizzazione dell'eutanasia e già da alcuni mesi sta raccogliendo le firme necessarie per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare. Abbiamo intervistato Ellen Kessler, per raccogliere il sostegno suo e di sua sorella alla battaglia radicale per EutanaSiaLegale.
Signora Kessler, a febbraio dell'anno scorso lei e Alice avete dichiarato che vi aiutereste a vicenda nella malaugurata ipotesi che una delle due si trovasse in stato vegetativo: una affermazione chiara e decisa nel dibattito sull'eutanasia.
«Chiara sì. Poi, se il momento arriva, non lo so se una avrebbe la forza di fare questo gesto. Però io credo che, in quel caso, ce ne andremmo tutte e due… In Germania tutto questo si sta legalizzando e probabilmente nel nostro Paese siamo avanti rispetto all'Italia perché da voi c'è il Vaticano che lo rende difficile. Da noi se ne sta discutendo al Parlamento: i medici per esempio sono a favore, poi anche qui c'è la Chiesa e le varie istituzioni che devono dare il loro consenso, ma almeno se ne sta seriamente discutendo».
In Italia chi aiuta un malato terminale a morire rischia fino a 12 anni di carcere, mentre in Germania è già possibile depositare un testamento biologico…
«E noi l'abbiamo già fatto. Sull'eutanasia, poi, in Germania ho assistito a un talk show in cui un medico dichiarava di aver già aiutato tante persone e non è stato imprigionato; è libero».
Secondo lei perché in Italia c'è tanta difficoltà persino a fare un dibattito su questi temi?
«Ci sono molti credenti che dicono "Dio ti ha dato la vita e Dio te la toglie", ma ci sono anche tanti casi in cui io dico: ma dov'è Dio? Quando muoiono dei bambini, per esempio, io mi chiedo sempre dove sia Dio. Quindi "Dio ti ha dato la vita e Dio te la toglie"? No. È la tua vita personale e quindi devi decidere tu se te ne vuoi andare o no. E anche rispetto alla sofferenza: se io sento che la mia vita non è più vivibile per tanti motivi, io me ne vado altrove. Ho fatto una bella vita, piena di lavoro, di successo, di soddisfazioni, perché devo stare male per cinque anni, dieci».
Per questo, lei e sua sorella, sostenete l'iniziativa dell'Associazione Coscioni e aderite alla battaglia per la legalizzazione dell'eutanasia in Italia?
«Certamente sì. E Alice è d'accordo con me. Noi qui in Germania abbiamo già firmato un contratto in cui diciamo che non dobbiamo essere tenute in vita artificialmente. Ci sono persone ridotte per anni a delle "verdure", che non riconoscono più nessuno, che non parlano, che si fanno tutto addosso: non sono più esseri umani, quindi che senso ha vivere così? Si potrebbero dare dei tranquillanti, fare delle iniezioni a queste persone, che così si addormentano. Come fa "Exit" in Svizzera: prendono qualcosa e si addormentano beati e tranquilli, senza dolore».
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