“Stranded in the desert”. Questa, secondo il rapporto pubblicato dall’organizzazione Medici Senza Frontiere (MSF), è la situazione di circa 70 mila rifugiati proveniente dal Mali, 'arenati' in una condizione “estremamente precaria” nel campo di Mbera, nel deserto della Mauritania.
Circa 270 mila persone, infatti, tra fine gennaio 2012 e inizio febbraio 2013 - da quando cioè i ribelli tuareg hanno dichiarato l’indipendenza della parte settentrionale del deserto del Mali - si sono viste costrette a lasciare le loro case per spostarsi nelle aree del paese non colpite dal conflitto.
Sulla base delle testimonianze raccolte tra oltre 100 rifugiati nel campo rifugiati Mbera, si rivela una crisi di entità complessa che potrebbe protrarsi per mesi o addirittura anni e che porterebbe di conseguenza i rifugiati ad un futuro d’isolamento in mezzo al deserto, costretti a dipendere totalmente dall’assistenza esterna e dagli aiuti umanitari.
Come spiega Henry Gray, coordinatore dell'emergenza di MSF, “in questo momento intere comunità provenienti da nord del Mali vivono come sfollati nel proprio Paese o sono fuggiti all'estero come rifugiati”: “La maggior parte dei rifugiati proviene dalla comunità Tuareg e da quella araba. Sono fuggiti preventivamente, spesso per paura di subire violenze, a causa dei loro presunti legami con gruppi islamici o separatisti. Il nord del Mali è ancora nella morsa della paura e della diffidenza”.
MSF chiede dunque alle organizzazioni umanitarie di rinnovare con urgenza gli sforzi per rispondere ai bisogni fondamentali dei rifugiati: in particolare la situazione che preoccupa di più è quella dei bambini. Nel rapporto, infatti, si legge che “i bambini arrivati al campo nel mese di gennaio sono stati ben nutriti per i primi giorni, ma molti di loro hanno dopo poco sviluppato i sintomi della malnutrizione”.
Fino ad arrivare a un livello di malnutrizione raddoppiato e a un tasso di mortalità cresciuto a dismisura, che ha superato la soglia di emergenza che è di due morti al giorno ogni 10mila persone. “Ora la media - denuncia l'organizzazione medico umanitaria - è di 3,2 decessi ogni 10 mila persone. E questo significa che ogni giorno muoiono tra i 23 e i 24 minori”.
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