“L’Europa ha l’obbligo di rispettare la Direttiva sull'uguaglianza razziale del 2000 - che vieta la discriminazione basata sulla razza ed etnia sui luoghi di lavoro, nell'educazione, nell'accesso a beni, servizi, alloggio e cure mediche – e la Carta dei diritti fondamentali entrata in vigore nel 2009 – che proibisce la discriminazione e tutela i diritti all'educazione, all'assistenza sociale e nei settori dell'alloggio e del lavoro”. A ricordarlo è stata Amnesty International, riferendosi alle difficili condizioni dei Rom e Sinti di cui oggi ricorre la Giornata internazionale.
I Rom rappresentano la minoranza più grande del vecchio Continente: circa sei milioni di persone che vivono al di sotto di quasi tutti gli indici di sviluppo sui diritti umani. In Europa finora si è fatto poco o nulla per mettere in pratica quanto stabilito sulla carta e, dal canto suo, la Commissione europea , pur avendo il potere di farlo, non ha mai sanzionato gli Stati che non rispettano le norme.
Così, non deve meravigliare se – come denuncia Amnesty international - in Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia i rom subiscono politiche e prassi discriminatorie, sono spesso vittime di attacchi razzisti e nemmeno le forze di polizia li proteggono o indagano in maniera adeguata; o se, ogni anno in migliaia sono costretti a lasciare le loro case per effetto degli sgombri forzati dei campi, come avviene in Francia, Italia, Romania.
In Grecia, come in Repubblica Ceca e in Slovacchia, colpisce, invece, quanto accade ai bambini segregati in scuole speciali che non garantiscono lo stesso livello di istruzione degli altri bambini.
In Italia si confermano, altresì, lo scarso livello di istruzione e l’analfabetismo diffuso di queste comunità. Condizioni queste, che riducono le possibilità di trovare un posto di lavoro, di accedere a un’abitazione adeguata, ai servizi sanitari e all’istruzione dei figli, in un quadro in cui l'opinione pubblica è spesso incapace di discernere tra realtà e pregiudizio.
Non aiutano in tal senso taluni interventi delle autorità, che possono contribuire ad amplificare gli effetti delle marginalizzazione sociale, consolidando di fatto una situazione discriminante circa lo status giuridico, la cittadinanza, l’accesso ai diritti sociali.
Si pensi a quanto venne stabilito dal Piano Maroni promulgato nel 2008: realizzare il censimento dei Rom tramite rilevamento delle impronte digitali. Il decreto fu bocciato dal Parlamento europeo perché discriminatorio e, tre anni dopo, annullato con sentenza del Consiglio di Stato.
Ciò che manca in Italia è innanzitutto una legge statale che, in attuazione dell’articolo 6 della Costituzione, preveda norme di riconoscimento e di tutela delle popolazioni Rom e Sinti attraverso la promozione di azioni positive di inclusione sociale, ai sensi dell’articolo 3 della Costituzione.
In tal senso, il nuovo Parlamento potrebbe presto porre la questione all’ordine del giorno, magari contando sull’azione promotrice del nuovo Presidente della Camera dei Deputati, da sempre sensibile a queste tematiche.
Proprio Laura Boldrini, in occasione della Giornata Internazionale, ha previsto un incontro a Montecitorio con una delegazione di giovani Rom: un ragazzo vittima degli sgomberi forzati, una giovane laureata del Sud Italia, uno studente che vive in una micro area milanese, una madre residente in uno dei “villaggi attrezzati” della Capitale e un apolide di fatto. Rappresentano – come spiega l’Associazione 21 luglio - “l’eterogenea realtà dell’universo Rom in Italia, con il loro carico di problemi, ma anche con le loro speranze e i loro sogni”.
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