“Diffuso, sistematico e istituzionalizzato”. Sono questi gli aggettivi utilizzati dall'Unicef per descrivere il “maltrattamento” subito dai minori palestinesi nelle carceri militari israeliane.
Secondo il rapporto pubblicato dal fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, infatti, ogni anno sarebbero circa 700 i bambini palestinesi dai 12 ai 17 anni, perlopiù maschi, ad essere “arrestati, interrogati e incarcerati dall'esercito, dalla polizia e dalla sicurezza israeliana” in contravvenzione alle leggi internazionali a tutela dei più piccoli, come la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia del 1989.
Secondo alcune testimonianze raccolte dall'Unicef, i bambini verrebbero prelevati con la forza dalle proprie abitazioni, a seguito di irruzioni spesso violente in piena notte, e scortati sino ai centri di detenzione in condizioni di palese violazione del diritto internazionale: braccia e gambe legate da lacci di plastica, lunghe ore di viaggio senza acqua e servizi igienici e con gli occhi bendati.
All'interrogatorio, poi, scrive ancora l'organizzazione, non presiderebbe alcun avvocato, né un familiare né altri organi indipendenti, anche in questo caso come garantito dalle norme internazionali. Per estorcere una confessione, i minori verrebbero inoltre minacciati di morte, violenza sessuale, isolamento: una volta firmato il documento con l'ammissione di colpa (scritto in lingua ebraica, perciò incomprensibile per i piccoli prigionieri), fino al processo possono trascorrere da uno a trenta giorni mentre il periodo di detenzione durante il procedimento può arrivare oltre i 180 giorni.
La gran parte dei bambini viene arrestata con l'accusa di “lancio di sassi”, azione punibile anche con 6 mesi di carcere per i colpevoli che hanno dai 12 ai 13 anni e con 10 anni per quelli di età compresa tra i 14 e i 15 anni; se la pietra era stata scagliata contro uin veicolo, la pena può invece prevedere fino a 20 anni di prigione. Una situazione di intollerabili abusi, insomma, a cui Israele deve porre immediatamente rimedio.
L'Unicef, come spiega il portavoce del ministero degli esteri del governo di Netanyahu commentando il rapporto, “ha bene accolto le migliorie verificatesi nel corso degli anni nel trattamento dei minori palestinesi, sia in detenzione, sia nei processi legali nel sistema giudiziario israeliano”.
Israele, che ha collaborato con l'organizzazione nell'elaborazione del materiale servito per stendere il rapporto, “studierà le conclusioni” del documento “e lavorerà per applicarle attravero la collaborazione continua con l'Unicef, il cui lavoro è apprezzato e rispettato”. (red)
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