Una corte di appello federale ha fermato ieri in extremis l’esecuzione di Warren Hill, 52 anni, afroamericano, che nello stato americano della Georgia era stato condannato alla pena capitale tramite iniezione letale per l’omicidio di un suo compagno di cella avvenuto nel 92’, quando l’uomo stava già scontando in carcere un ergastolo per l’assassinio della fidanzata.
L’esecuzione è stata sospesa perché gli psichiatri forensi avevano riscontrato nell’uomo un ritardo mentale (un quoziente intellettivo di 70) e i legali difensori e diverse associazioni per i diritti umani avevano fatto notare che l’esecuzione sarebbe stata incostituzionale perché, nel 2002, la Corte Suprema degli Stati Uniti, aveva stabilito che “le persone con ritardi mentali dovrebbero essere categoricamente escluse dalle esecuzioni”.
Già nel luglio scorso, l’uomo si era salvato all’ultimo minuto dalle mani del boia, quando un’ora prima dell’esecuzione era stato accolto un ricorso contro l'utilizzo di un medicinale che lo stato della Georgia utilizza per l’iniezione letale dei condannati, lo stesso usato per l’eutanasia in medicina veterinaria.
Ieri, tre ore prima dell’esecuzione, la Corte Suprema della Georgia aveva respinto l’ultimo appello e soltanto la ritrattazione scritta dei medici che in un primo tempo avevano affermato che il ritardo mentale di Hill non era così grave per evitargli la condanna, hanno impedito l’esecuzione.
In America la sensibilità dell’opinione pubblica rispetto al problema della pena di morte sembra essere aumentata e, confrontando i dati dell’anno 2011-2012 con quelli del 1996, si evidenzia il 75% di esecuzioni in meno.
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