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26/12/24 ore

Il morso del coniglio su Netflix, un thriller horror psicologico dagli sviluppi enigmatici



di Camillo Maffia

 

Il morso del coniglio è un film di genere thriller horror psicologico da poco sbarcato su Netflix, che ha suscitato l'interesse del pubblico fin dalla sua presentazione al Sundance Film Festival e sembra stia avendo ottimi riscontri anche sulla piattaforma, dove fino a pochi giorni fa risultava in cima alla classifica dei più guardati.

 

È la storia di una donna, Sarah, interpretata da Sarah Snook, alle prese con il suo passato e con i comportamenti sempre più misteriosi della sua figlia di sette anni: un racconto ben scritto in bilico fra allucinazione e sovrannaturale, i cui sviluppi enigmatici stanno già causando in rete un proliferare di spiegazioni del finale.

 

Nel lungometraggio spiccano anzitutto le interpretazioni, dall'intensità della protagonista alle notevoli doti espressive della piccola Lily La Torre, passando per la coinvolgente performance di Greta Scacchi nei panni della nonna affetta da demenza senile.

 

L'aspetto più interessante della sceneggiatura è la varietà di linee interpretative che lascia allo spettatore, il quale è libero di dare la lettura che preferisce di uno svolgersi degli eventi abbastanza arguibile per quanto riguarda le premesse, ma alquanto indecifrabile se si osserva invece la situazione dal punto di vista di Sarah.

 

Niente jumpscare per Daina Reid, la regista che si concentra invece sulle reazioni psicologiche e il vissuto dei personaggi, creando un'atmosfera arricchita da una fotografia curata che passa da cupi ambienti interni a incombenti panoramiche degli sconfinati scenari australiani.

 

Nel cast del film tratto dal romanzo di Hannah Kent c'è anche Damon Herriman, che molti ricorderanno per la sua interpretazione di Charles Manson dentro C'era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino e nella serie Mindhunter

 

La chiave di lettura psicologica e quella sovrannaturale sembrano contendersi la narrazione di un film i cui dialoghi efficaci e mai banali portano gradualmente alla ricostruzione di un passato che ha deciso inesorabilmente di riaffiorare, andando a minare l'equilibrio della vita di Sarah e della figlia, Mia.

 

In seguito alla morte del padre della donna, le due attraversano un periodo difficile, ma gli atteggiamenti della bambina presto non sembrano più facilmente riconducibili alla elaborazione del lutto. Dopo aver adottato un coniglio, infatti, inizia a portare una maschera che riprende le fattezze del roditore, sostiene di chiamarsi Alice e pretende di vedere Joan, la nonna che in realtà non ha mai conosciuto: col passare dei giorni arriva ad affermare che Sarah non è la sua vera madre.

 

Se da un lato può risultare prevedibile la svolta narrativa all'origine dell'incubo e le tematiche non sono propriamente inedite, dall'altro Il morso del coniglio ha il pregio di trattarle in modo originale e fortemente onirico.

 

Il film riesce a far calare lo spettatore nella soggettività della protagonista, sempre più scossa e fragile, e a raccontare gli eventi attraverso il suo sguardo, isolandolo così in una prospettiva angosciante dalla quale risulterà sempre più difficile scorgere la verità in maniera obiettiva.

 

Il crescendo di tensione lo rende una visione appassionante per gli amanti dell'horror e del thriller psicologico, ai quali forse non dispiacerà di ritrovare alcuni dei topoi, quando non dei cliché, dei rispettivi generi, riproposti quantomeno in modo creativo...

 

 


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