22/02/25 ore

Il pupazzo di ‘Gaetanaccio’ stimola Fabio Sargentini e Stefano Di Stasio. Galleria L’Attico a Roma, dal 14 febbraio al 14 marzo 2025


  • Giovanni Lauricella

 

 

 

 

Purcinella domannava a Rugantino: 

“Dimme un po’ Rugantì’, ma pperché li signori danno a bbalia li fiji?”

“Per imparaje da regazzini a ssucchià’ er sangue de la povera ggente”.

 

 

Che lo storico gallerista d'avanguardia Fabio Sargentini fosse anche un interprete di teatro non è una novità. L'Attico, la sua galleria, ha una sala apposita allestita a teatro per i suoi spettacoli che da anni interessano un pubblico selezionatissimo che accorre numeroso ai suoi lavori.

 

In questo caso Fabio si avvale della collaborazione del pittore Stefano Di Stasio per rievocare il fascino che ha avuto in passato il mitico Gaetanaccio, il burattinaio del '700, l'artista di strada, simbolo della Roma bistrattata che assisteva ai suoi spettacoli, realizzati nell'umile teatrino di pupazzi che portava sulle spalle da dove accusava i potenti con il personaggio  che rese famoso. 

 

Parliamo di Rugantino, di cui citiamo in apertura una delle famose frasi, esempio di un linguaggio tranchant che ha il fascino dell'antico teatro dialettale romanesco, ben rappresentato visivamente nei quadri di Di Stasio.

 

Prendere a riferimento Gaetano Santangelo, che usava uno sferzante liguaggio scurrile e poetico insieme, tanto da essere soprannominato “Gaetanaccio”, è di per sé un compito arduo per complessità: Stefano Di Stasio nel quadro a carboncino Fuori scena lo ha trasposto in quel violinista che come un pifferaio magico suona a richiamare il pubblico verso il “castello”, il teatrino che ha a fianco, ma ponendosi fuori scena, da qui il titolo. Questo il ruolo dell'artista? Forse un possibile messaggio, ovviamente politico.

 

Quel Gaetanaccio, infatti, che animava il suo preferito pupazzo  Rugantino nelle piazze romane, aveva una enorme forza dirompente e sovversiva nella quiete vaticana e nobiliare della Roma papalina.

 

La sua creatura era un personaggio spavaldo fino all'arroganza che senza mezzi termini e con molta comicità metteva sotto accusa i corrotti e gli aguzzini; il nome Rugantino viene dal romanesco ruganza: arrogante o bullo, si chiamava er bullo de trastevere, svelto co' le parole e cor cortello. 

 


 

I valori estetici e quelli simbolici si sommano pertanto in tante sfaccettature direi dechirichiane che troviamo nei quadri di grandi proporzioni di Stefano Di Stasio esposti lungo le sale dell'Attico. Essi ricompongono una possibile storia di Roma, una storia di sempre, e al contempo un monito di quel Gaetanaccio che sprofonda i piedi in un crepaccio: simbolo della scomparsa o della rinascita della pittura e del teatro?

 

Come avevo già accennato all'inizio Sargentini non è un semplice gallerista e il testo di presentazione della mostra “Gaetanaccio oltre il crepaccio” ne è la conferma, basta leggerlo e troviamo il mentore e artista che ha scatenato la mostra, come pure il prezioso testo critico di Lorenzo CanovaGaetanaccio e l'eterno ritorno” che sinteticamente e molto chiaramente spiega i complessi e enigmatici quadri di Stefano Di Stasio, pittore colto che non si presta a facili interpretazioni.  


Viene conseguente un riferimento sociologico al periodo in corso in cui si tenta di arginare il bullismo nelle scuole, aritmie del pensiero dell'immaginario collettivo che è l'odierna piaga sociale, argomento che va distinto dalla mostra

 

Bullismo personificato dai tatuati giovanissimi della musica trap, con l'ostentazione delinquenziale del relativo look trionfante  nella giubilare nazional popolare Sanremo che non può essere associata alla mostra.

 


 

Molto più potente e forte, invece, lo scanzonato Rugantino dell'ironica e beffarda romana saggezza, che ha cavalcato le scene teatrali per diversi decenni di cui Gigi Proietti, Luigi Magni, poi anche Giorgio Tirabassi sono stati autorevoli interpreti. 

 

Per il grande successo che ha avuto e se anche di diverso sentore, per chi se li ricorda sforando nell'archeologia, il Rugantino celeberrimo di Garinei e Giovannini con le musiche di Armando Trovajoli sono stati seguitissimi in teatro e in televisione decenni fa come spettacolo popolare.

 

Stefano Di Stasio 

Gaetanaccio

 

Il pupazzo di Gaetanaccio stimola Sargentini e Di Stasio

 

a cura di Fabio Sargentini e Elsa Agalbato

Testo introduttivo: Fabio Sargentini
Testo critico: Lorenzo Canova
Fotografie: Giancarlo Masala
Luci e suoni: David Barittoni
Assistente: Giovanni Agalbato

 

Galleria L’Attico

Via Del Paradiso,41 

Roma 

dal 14/02/2025-14/03/2025

 

 


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