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24/11/24 ore

Imitation of life. Un’iperreale pièce sulla diversità al Teatro Bellini di Napoli


  • Giovanna D'Arbitrio

Al Teatro Bellini di Napoli dal 24 marzo e fino a domenica 27 marzo, è in scena “Imitation of life“, uno spettacolo in ungherese (con sottotitoli in italiano ed inglese) che sta riscuotendo notevole successo.

 

Ecco come viene presentato: “Budapest, un ufficiale giudiziario si presenta all’appartamento di una donna single per sfrattarla, ma una svolta imprevista gli impedisce di portare a termine il proprio incarico. Non solo, quest’uomo spietato è costretto a fare i conti con la propria coscienza e, allora, appare chiaro che il misero appartamento cela oscuri segreti che i nuovi proprietari dovranno affrontare…

 

Siamo noi a scegliere il nostro destino, oppure le nostre esistenze sono già scritte? I personaggi vivono in quella che è un’imitazione della vita; una vita costruita su consuetudini radicate ben lontane dalla situazione politica del momento. Lo spettacolo è una nota a margine su quella pagina della società in cui l’ingiustizia è la legge non scritta vigente.

 

Un atto d‘accusa contro una società contemporanea votata alla discriminazione, in cui l’ingiustizia è la legge non scritta vigente. Uno spettacolo firmato da uno dei nuovi maestri della scena europea. «Siamo noi a scegliere il nostro destino, oppure le nostre esistenze sono già scritte?» I personaggi vivono quella che è una imitazione della vita.”

 

Scritto da Kata Weber e diretto da Kornél Mundruczó, la pièce è stata messa in scena nel 2016 dalla Proton Theatre (compagnia indipendente ungherese fondata dal regista nel 2009), uno spettacolo pluripremiato e nominato per il Faust Award che si avvale di bravi interpreti come Lili Monori, Roland Rába, Borbála Péterfy, Zsombor Jéger, Norton Kozma

 

La trama è basata su un vero fatto di cronaca avvenuto a Budapest nel 2005: un ragazzo accoltellò un bambino, uno zingaro, ad una fermata d’autobus. Le indagini continuarono fin quando il ragazzo non andò a costituirsi affermando  di essere lui stesso uno zingaro e di odiare sue origini.

 

E in effetti il protagonista della storia, Istvàn, non solo è di origini rom, ma anche il colore della sua pelle è diverso da quello degli altri: sempre discriminato da tutti, alla morte del padre decide di cambiare identità per iniziare una nuova vita, rinnegando le sue origini. 

 

Nonostante il continuo fuggire, l’odio verso se stesso gli impedirà di integrarsi e lo porterà a commettere un atto estremo. Intorno alla sua vita si dipanano altre storie che infine conducono ad una sola domanda:  fino a che punto le nostre scelte dipendono da noi oppure sono condizionate dalle circostanze?

 

Senz’altro la particolare sceneggiatura di Katia Weber, la regia di Kornél Mundruczó e la bravura degli attori sono riusciti a creare uno spettacolo molto particolare, iperreale, avvalendosi dell’uso delle nuove tecnologie.

 

Il tema centrale rimane comunque quello socio-politico e culturale del razzismo, ovvero la diversità delle minoranze nel rapporto con maggioranze ostili, non pronte all’accoglienza: un problema molto attuale e di non facile soluzione finché non si interverrà sulle cause.

 

Ecco un video sullo spettacolo (da Proton Theatre).

 

 


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