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24/11/24 ore

Teatro Della Toscana: La Donna Volubile di Carlo Goldoni con i giovani attori della scuola dell'oltrarno



La Donna Volubile di Carlo Goldoni con la regia di Marco Giorgetti ha debuttato in prima nazionale il 19 maggio al Teatro Della Pergola.

 

Lo spettacolo, prodotto dalla Fondazione Teatro Della Toscana e Oltrarno - Scuola di formazione del mestiere dell'attore, con i giovani attori formati alla scuola dell'oltrarno diretta da Pier Francesco Favino resterà in scena fino a domenica 23 maggio.

 

Testo mai realizzato dopo la prima rappresentazione nel 1751

 


  

Teatro Della Pergola

dal 19 maggio al 23 maggio

 

Lorenzo Antolini, Greta Bendinelli, Marco Bossi, Antonio Cocuzza, Jacopo Dragonetti, Arianna Maria Garcea, Giacomo Gava, Yeda Kim, Nadia Najim
Viola Picchi Marchi, Federico Poggetti, Francesco Providenti, Maria Giulia Toscano

 

in

 

LA DONNA VOLUBILE 

 

 

di 

Carlo Goldoni

scene 

Carlo De Marino

direttrice di scena 

Federica Elisa Francolini

costumi e maschere 

Elena Bianchini

assistente costumi e maschere 

Eleonora Sgherri

sarte 

Silvia Anderson, Anna Catalina Rodriguez

costruzione, macchineria 

Duccio Bonechi, Sandro Lo Bue, Francesco Pangaro

luci 

Filippo Manzini

fonico 

Lorenzo Bernini

gioielli realizzati da 

Paolo Penko Bottega Orafa

voice training 

Susan Main

movement training 

Sinead O'Keeffe

regia 

Marco Giorgetti

aiuto regia 

Raffaello Gaggio

produzione 

Fondazione Teatro della Toscana, Oltrarno - Scuola di formazione del mestiere dell'attore

foto 

Erica Trinchera

 

 

Orari da mercoledì a venerdì / doppia recita 15.15 e 18.45
sabato 18.45
domenica 15.15

 

 

Prezzi Intero 15€
Ridotto Under 30 – Over 60 – Soci Unicoop – Abbonati 10€

 

 

 

Una Compagnia di giovani attori, magnificamente formati alla Scuola dell'Oltrarno diretta da Pierfrancesco Favino, grazie alla qualità del lavoro dei suoi insegnanti, come Susan Main (vicedirettrice e responsabile sezione voce) e Sinead O’Keeffe (responsabile sezione movimento).

 


 

Uno staff di giovani tecnici, artisti, organizzatori, che non hanno mai smesso di lavorare con dedizione per arrivare al momento della riapertura.

 


 

Un grande autore italiano, Carlo Goldoni, che non è solo il più grande di sempre, ma è anche colui che ha voluto e avviato la Riforma del Teatro, che ha combattuto per far nascere un ‘Nuovo Teatro’ in un momento in cui un mondo finiva, proprio come adesso accade a noi e al nostro tempo, e non si sapeva, come oggi noi non sappiamo, come sarebbe stato il dopo: il dopo-crisi, il dopo-pandemia, il dopo-tutto…

 


 

Dall’unione di questi semplici elementi nasce la nostra Donna Volubile, testo mai realizzato dopo la prima rappresentazione di 270 anni fa nel 1751, forse perché ritenuto troppo effimero o leggero, una commedia fatta di niente eppure di tutto, come la vita, un’eternità in un attimo, con al centro il tema della Donna, della sua consapevolezza di crescita in una società dissoluta e spietata, e con uno studio irresistibile di caratteri umani, viventi, flessibili che non hanno niente dell’immobilità e del convenzionalismo delle maschere o dei tipi della Commedia dell’Arte.

 


 

Note di regia

 

«Il Teatro accettato nella sua verità e nella sua estrema e folgorante incertezza, riconosciuto  come strumento unico, labile e altissimo per comunicare agli altri qualcosa sul movimento della vita. Teatro come invenzione della vita, teatro come riassunto della vita, teatro come favola, teatro come parafrasi, come simbolo dell’umano destino e dell’umano svolgersi. Il teatro è come l’essere umano. L’uomo è sempre in movimento, in mutamento continuo. Il teatro che noi pretendiamo sia preciso e perfetto, non può e non deve essere perfetto perché l’uomo non è equilibrato, non è perfetto: è sempre alla ricerca di qualche cosa. È attaccato al passato e teso verso il futuro, non capisce bene il passato oppure lo capisce, rimane troppo legato al passato e non vede il futuro, oppure vede troppo il futuro e non vede il passato: l’essere umano si trova sempre in una posizione precaria. Il teatro è l’arte del precario, è l’arte della cosa che non resta, della cosa che si muove. Ecco perché il teatro è così grande: perché è il simbolo dell’uomo. Il Teatro è la nostra Vita, la vita di noi teatranti. Il Teatro, nel bene e nel male, è lo specchio del tempo, riassume le contraddizioni della comunità alla quale appartiene. Noi questo lo sentiamo, carnalmente, sera per sera. In una società infelice, brutale e soprattutto impietosa ed incapace di fraternità e di rispetto, noi siamo i più percossi nell’intimo. Ogni giorno, provando o recitando, dobbiamo superarci continuamente, vincere la nostra angoscia e talvolta anche le nostre indignazioni per compiere la nostra missione. Perché non è un mestiere il nostro, è una missione: far continuare, ineluttabilmente il Teatro, il nostro Teatro certo, ma soprattutto una parte del Grande Teatro del Mondo. Portare alta la fiamma della teatralità, raccontare piccole e grandi avventure degli uomini ad altri uomini».

 


 

“In queste parole di Giorgio Strehler sta tutto il senso di una scelta e di un lavoro che ci porta finalmente a ritrovare il nostro pubblico, a rinnovare il grande rito vivente del Teatro potendo finalmente esprimere appieno la nostra vocazione di Teatro della Lingua Italiana, tutto orientato ai Giovani e all’Europa, che lavora fuori da ogni logica produttiva canonica secondo un modello di costante e totale scambio fra giovani e maestri.

 


 

«La continua mutazione delle mode, dalle voglie, dei divertimenti può – scrive Goldoni – fornir materie di ridicolezze, ma per rendere la donna volubile un soggetto veramente da commedia, bisogna che ne somministrino il ridicolo i capricci dell’animo. Una donna poco fa amante, che un’ora dopo non vuol più amore, e che nel tempo stesso in cui spaccia massime rigide, si accende d’una passione del tutto contraria alla sua maniera di pensare, ecco il personaggio comico».

 


 

Lo spettacolo è l’esito di un percorso che ha fortemente coinvolto i giovani attori in ogni aspetto della realizzazione, dalla drammaturgia alle lingue e ai dialetti, dalla struttura classica all’improvvisazione, in una ricerca costantemente ispirata al principio del ‘nuovo attore artigiano di una tradizione vivente’ che sta alla base del nostro Manifesto, ricerca difficile ma entusiasmante che ha visto gli attori farsi di volta in volta autori, registi, creatori, esecutori, rendendoci consapevoli del fatto che per consentire che davvero nasca un Teatro Nuovo questa è la sola strada, la sola possibilità: consegnare loro una nuova consapevolezza e gli strumenti migliori per fare la loro strada”.

Marco Giorgetti

 


 

 


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