di Vincenzo Basile
Nel 400 ° anniversario della morte, nel rendere omaggio al più grande drammaturgo inglese, il Teatro dell'Opera di Budapest ospita il “Gala Shakespeare”. Special Guest Star dell’evento Placido Domingo, per la prima volta sul palcoscenico del massimo teatro lirico ungherese. Malgrado il titolo, il repertorio spazierà dall’Andrea Chénier di Umberto Giordano al Bernstein di West Side Story, dal Verdiano Macbeth al Romeo and Juliette di Gounod, ancora Verdi con Nabucco e Otello fino al Velázquez di Besame Mucho e di nuovo, in chiusura, il Verdi di Falstaff.
Alla vigilia della serata ufficiale, subito dopo la prova generale dello spettacolo a cui abbiamo avuto il privilegio di assistere, Agenzia Radicale, unica testata italiana tra giornalisti e operatori televisivi del resto d’Europa, ha partecipato alla mezz’ora che il tenore ha concesso alla Stampa.
PD: “Grazie a tutti di essere qui stasera, in questa meravigliosa città dove sono felice di ritornare e che trovo sempre più bella con il passare degli anni. Sfortunatamente non ho ancora mai cantato quì all’Opera anche se mi sono già esibito in passato in Tosca e Aida. Sono già venuto altre tre volte in Ungheria. Al Circuito dell’Ungaro Ring, in quanto grande appassionato del gran premio di Formula 1. Un’altra volta ancora per incidere un disco e infine anche solo come semplice turista. Finalmente avrò la possibilità di cantare per la prima volta in questa bellissima Opera, domani sera.
AR: Posso farle una domanda in Italiano e chiederle di rispondere in Italiano?
PD: Si, certamente.
AR: Lei ha cantato varie volte in Italia: ha un ricordo particolare di un‘opera, di un partner, di uno spettacolo che le è rimasto nel cuore?
PD: La mia storia con l’Italia è molto, molto lunga. Ho molti ricordi del vostro paese, dove arrivai per la prima volta nel ’69 per i miei due debutti, il primo alla Scala e subito dopo all‘Arena di Verona.
E’ impossibile dimenticare il debutto con l’Ernani verdiano che apriva la Stagione operistica alla Scala, diretta dal grande maestro Antonino Votto. Direttore del Teatro in piena epopea Toscaniniana, in quasi trent' anni di insegnamento egli ebbe tra i suoi discepoli Claudio Abbado e Riccardo Muti. Sentire a ogni recita, tutti i nomi straordinari che negli ultimi due secoli erano passati da lì mi commuoveva immensamente.
Ho una storia da raccontare: il primo giorno che dovevo cantare alla Scala, ero molto emozionato. Cominciai a provare ma dopo aver finito l’aria, il grande Maestro che, come tutti i grandi artisti cerca di far paura ai giovani per stimolarli a reagire, mi disse ”Giovanotto la sento un po’ stanco, questa sera”. Io risposi :“ Maestro, può darsi, forse è così ma lei deve pensare che è un’emozione troppo grande essere qui per me, con lei, in questo importante teatro, questa orchestra così straordinaria, il coro con tutti questi tenori così talentuosi…che ogni volta che cantano mi mettono una tale soggezione… allora pensi che sono molto emozionato piuttosto che stanco”.
All’Arena di Verona con 18.000 persone all’inaugurazione della stagione, prima volta che cantavo in Italia in Calaf di Turandot., prima volta a Verona e in più, prima volta con Birgit Nilsson. Quando ho sentito il gong che annunciava al pubblico l’inizio dello spettacolo, mi sono detto: ”ma cosa fai qui Placido?”.
Volevo sparire di colpo, andare a mille miglia, lontano più possibile da quel posto ma poi, una volta uscito in scena, ho sentito questa grande emozione e questa irresistibile ispirazione e tutto è andato benissimo, in una serata da ricordare”.
AR: Quando la rivedrà il pubblico italiano?
PD: ” Adesso vado a Pecs e da lì poi a Milano, per iniziare le prove dei “Due Foscari” che è una nuova produzione che andrà in scena il 25 febbraio alla Scala”.