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03/04/25 ore 23:20:18

Roccella Jazz Festival: musica, danze e Cose Turke


  • Florence Ursino

“Una straordinaria ostinata avventura, uno spazio di creazione unico in Italia, una meravigliosa opportunità per talenti sconosciuti e un degno palcoscenico per artisti più o meno noti”. Questo è, secondo il suo direttore artistico Paolo Damiani, il festival jazz 'Rumori Mediterranei' di Roccella Jonica.

 

La XXXII edizione della storica kermesse, inaugurata lo scorso 18 agosto, quest'anno presenta 'Cose turke', 8 giorni di produzioni originali e sperimentazioni artistiche che prestano orecchie, mani, fiato e voci alle ammalianti e seducenti melodie del Mediterraneo e, in particolare, della Turchia. Non a caso, spiega ancora Damiani, “il luogo conta, con quella sua singolare magia: probabilmente certe alchimie possono avvenire soltanto fuori dai grandi agglomerati urbani”.

 

E qui, nell'ora in cui il sole smette di corteggiare il mare preferendogli i piccoli seni di collinari orizzonti, qui, mentre l'acqua abbandona il blu per rubare sfrontata il rosa e il bianco del cielo, qui si accendono le luci del silenzioso castello medievale, del suo Teatro ricavato dalla roccia e, ladies and gentlemen, all that jazz invade vicoli e strade e menti e ginocchia e dune e falò.

 

Qui il principio è uno – sussurra il direttore artistico – le musiche che proponiamo conducono il pubblico verso di sé, non il contrario. La nostra idea di festival è stata chiara fin dall'inizio: radici e Mediterraneo, métissage e incontri tra linguaggi diversi, ricerca di nuove relazioni, rotte di collisione, uno sguardo autenticamente contemporaneo, il che vuol dire fare i conti col nostro tempo e ad esso aderire, ma allontanandosene un poco”.

 

Quelle note, in queste serate di luna crescente, galopperanno le maree per raggiungere le coste di quella millenaria civiltà ai bordi dell'Occidente e dell'Europa, incontreranno fantasmi di salsedine di cui assorbiranno storie e leggende, estendendo la loro eco fino all'estremo per poi tornare qui, sul grande palco di un piccolo paese che odora di gelsomino, sconosciuti ibridi, non più vecchi, non ancora nati, non più suoni, ma ancora Rumori di quel Mediterraneo che è culla e tomba, memoria e presente. E, attraverso la musica, futuro.


Commenti   

 
0 #2 ilSocialista 2018-04-26 14:09
il buffo è che il futurismo vedeva lo sviluppo tecnologico ed industriale in chiave estetica ed irrazionalista tendendo a non vederne il portato di progresso sociale e di estensione democratica; solo l'affermarsi del fordismo e del keynesismo poi riportarono il capitalismo industriale alla sua natura positiva e razionale, ma ormai i danni ideologici e sociali erano fatti; purtroppo le arroganze irrazionaliste e primitiviste, che vediamo per esempio anche oggi nel capitalismo finanziarizzato , fanno sempre sfracelli
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0 #1 ilSocialista 2018-04-26 14:00
dici benissimo, un'arte ora inconcepibile ai tempi odierni; ad ogni modo l'arte futurista ha un suo fascino ed una sua piena dignità; ha detto qualcosa di importante dell'Italia nel mondo; il futurismo è la espressione in forma artistica dello sviluppo industriale nel settentrione dell'età giolittiana; uno sviluppo improvviso e per certi versi prodigioso; mentre il sud restava saldamente in mano al solo latifondo.
La industrializzaz ione, dove avveniva, metteva le masse in primo piano; cxarne da cannone si, ma ancor prima carne da fabbrica; gli umili non sono solo passivi contadini, ma protagonisti dello sviluppo
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