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03/05/24 ore

Simon Hantaï, 'Azzurro'. Alla galleria Gagosian di Roma


  • Giovanni Lauricella

Forse il più radicale degli artisti radicali è stato Simon Hantaï (Biatorbàgy, Ungheria, 7/12/1922 - Parigi 12/9/2008), un genio dell'arte  ahimè scomparso nel 2008; anche se andarsene via a 86 anni è un'età ragguardevole, per tutti noi doveva vivere ancora per rappresentare quella fermezza che nelle idee è stata la sua grande forza.

 

Era così estremo che nel 1982, all'età di sessant'anni, cioè quando poteva godersi alla grande il successo, si ritirava a vita privata da quello che considerava spettacolo e non arte e non espose più né dipinse più salvo alcune opere che si scopriranno dopo la sua morte.

 

Erano anni straordinari che permettevano incontri di artisti di enorme portata e così fu quando  nel 1948, borsita a Roma Hantaï, si traferì a Parigi e conobbe André Breton e i surrealisti francesi  adottandone lo stile; da questi però si separò ben presto per un suo nuovo linguaggio che fu la sua cifra distintiva che lo ha consacrato alla storia, il pliage (dal francese piegatura), che, detto in maniera concettuale era la non pittura e la negazione dell'autore stesso, quindi  un' esecuzione indipendente dalla realizzazione. 

 

Insomma quello che si vede nei suoi quadri è creato dal caso. 

 

Vaglielo a spiegare a tutti quelli che in quest'ultimo periodo se la menano con i pericoli dell'Intelligenza Artificiale quando per anni numerosi artisti, soprattutto del dopoguerra, hanno sperimentato tecniche automatiche di pittura e scultura. Come la mettiamo?

 

Chi è il demonio di questa demonizzazione ossessiva e costante di tutto quello che s'affaccia sulla terra? Dove sta la corruzione o la deriva culturale? Non dò risposte, fatemi fare anche a me l'intellettuale paraculo come ci insegnano quegli illustri esimi personaggi tanto caldeggiati e ossequiati che curano biennali, mostre, cultura, scienza e quant'altro. 

 


 

Piuttosto vedete qui il video del direttore di Villa Medici Eric De Chassay, che ha tracciato un esauriente profilo dell'artista Simon Hantaï e delle sue tecniche che, viste nel momento della realizzazione, ce lo spiegano più e meglio di tutte le congetture possibili.

 

In questi giorni alla Gagosian dal 2 febbraio al 30 marzo 2024, dopo la grande mostra a Villa Medici dal 12/2 al 11/5 2014, abbiamo straordinariamente a Roma in questi giorni curata da Anne Baldassari, una tra le serie più preziose che gli dettero grande successo, quel pliage azzurro consacrato dalla Fondazione Louis Vuitton anche nelle sue collezioni. 

 

Il colore a quel tempo di “moda” era l'IKB, il blu di Yves Klein o Blue Klein, il blue oltremare, il pattern che tanta fama ebbe. È del lontano 1957. Touchè ?

 

Simon Hantaï, intorno al 1967. Foto Édouard Boubat

 

Simon Hantaï

Azzurro

curata da Anne Baldassari

 dal 2/2/ al 30/3/2024 

alla Gagosian

Via Francesco Crispi 16

 Roma

 

 


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