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20/11/24 ore

Gianni D’Anna: Magia Naturalis, Geometria della Natura, al Frame Ars et Artes di Napoli



di Adriana Dragoni 

 

Ora mi capita di trovarmi in un insieme di stanze, dove vi sono degli strani personaggi tutti colorati,   insetti giganti mosche lepidotteri fuchi e farfalle più grandi del normale, anzi grandissime, forse siamo nel mondo di Lewis Carroll e mi ci ha condotta il coniglio bianco, subito scomparso, mentre la lepre maestra forse è questa qui l'ho trovata e anche il cappellaio matto e certo la regina di cuori già c'è e domina la scena... ma forse siamo diventati  Lillipuzziani e sarà proprio vero  che c'è un mondo di insetti grandissimi per i quali siamo diventati piccolissimi per una qualche magia.

 

Certo, quando si leggeva, da bambini, Alice nel paese della Meraviglie di Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Dodgson (1832/1898) e i Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift (1667/1745), ci sembrava di vivere tra quelle immagini nate due e anche tre secoli fa, che non erano e ancora non sono vecchie perché hanno la sorprendente vitalità dell’arte...

 

 Ma ora ritorniamo nella realtà. Ci troviamo a Napoli, città magica - dicono -, dove c'è stato un mago ancora oggi famoso, il Principe di Sansevero, un alchimista, tra i tanti altri alchimisti napoletani, che hanno studiato i segreti della natura e sono rimasti sconosciuti ai più, pure se hanno scoperto tante cose, la porcellana, ad esempio, ma che poi sono stati stoppati dalla Scienza Razionale, che vuole essere l'unica e sola a decidere della nostra vita, del nostro sentire,  del nostro voler studiare, capire, del nostro immaginare.

 

Ma, finalmente, in queste ore siamo appunto in un mondo anomalo, naturalistico e immaginifico, creato, nella galleria d'arte Frame Ars et Artes (Corso Vittorio Emanuele 525) di Paola Pozzi, da Gianni D’Anna.

 


 

Questa mostra di meraviglie si è inaugurata mercoledì 4 ottobre. Così ho potuto  conoscere l'autore, un signore gentile, finanche cerimonioso, magro, di mezza età, che mi ha raccontato della sua passione per le conchiglie, che da bambino andava a cercare sulle spiagge, le coglieva, le conservava e poi, da grande, le studiava e poi le catalogava, insieme agli insetti che studiava con la stessa passione.

 

Nella vita, Gianni D'Anna ha fatto il professore, come docente di progettazione di moda  e costume presso l'Istituto Statale Umberto Boccioni di Napoli. Ma non ha mai dimenticato la sua passione per l'arte e la natura. La sua casa, mi ha raccontato,  è piena zeppa di conchiglie, che  sono troppe e cerca di tenere nascoste. Mi diceva di avere studiato con la stessa passione anche gli insetti.

 

Ed eccoli riprodotti con rara maestria in varii materiali, creta, rame e altri metalli ecc. e anche stoffe sulle quali stampa i suoi disegni. Mi raccontava che, in una stanza di casa sua, conserva una macchina da cucire, di quelle tradizionali, che gli è servita per creare i suoi pannelli artistici, belli e originali, che ora sono in mostra al Frame.

 


 

Ha seguito la sua attività di artista e di studioso il professore Domenico Natale, che ha  presentato la sua mostra lo scorso mercoledì. Commentandola con molta ampiezza, osservava che nell'arte di D'Anna vi sono due concetti antitetici di natura: quello orientale, profondamente spirituale, e quello occidentale, precisamente razionale.

 

Appunto a proposito della matematica occidentale, il professore Natale parlava delle moderne acquisizioni scientifiche, osservando la sua rivoluzione da euclidea a frattalica.  E quindi ha parlato dei frattali, argomento ormai dagli anni Ottanta del secolo scorso molto di moda. Un frattale è un ente geometrico (un disegno) particolare che, evolvendosi, si dilata o si contrae conservando la stessa forma originaria.

 

Così D'Anna, iniziando da un segno qualunque, lo ripete evolvendolo, dilatandolo o contraendolo, conservandolo nella forma originale. I disegni si evolvono secondo le indicazioni date dal computer, mischiando la creatività con la meccanicità. Così nasce un universo meraviglioso. Ma il nucleo consiste non solo in una nuova visione della geometria, di quella tradizionale geometria euclidea, fatta di linea, piano e volume, ma nella nuova immagine di un mondo, in cui l'omotetia è presente in ogni sua parte.

 


 

Mi viene in mente Parmenide, che scriveva ... e chi era Parmenide? Ci troviamo nella Magna Graecia, a Elea (Velia), circa duemila settecento anni fa, quando lui era il comandante di un gruppo di gente di mare, e diceva: “guarda come  le cose lontane con la perspicace attenzione diventano più vicine e appaiono sempre le stesse,... c'è una sola legge che mette l'infinitamente piccolo insieme all'infinitamente grande…”.

 

Parmenide i frattali già li conosceva  e sapeva che le affermazioni del passato sono valide anche nel presente: “..l'esistente non era né sarà ma è ora un tutto omogeneo, continuo…”. 

 

Ma come faceva Parmenide a sapere tante cose della matematica?  Perché Parmenide era un pitagorico, e Pitagora non è solo quello del tabelline ma è anche l'autore del teorema di Pitagora, che è potuto essere spiegato soltanto con la matematica moderna…

 

Sapevate che il professore Gianni D'anna, che dipinge frattali, la pensa come Parmenide e Pitagora?

 

 


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