In una piccola galleria nel centro storico di Roma, vicino a piazza di Spagna, si tiene una mostra molto importante che, nel periodo culturalmente morto che attraversiamo per colpa dell’emergenza Covid, riesce a dare alla città un contributo alla storia culturale novecentesca veramente notevole.
Sono 70 opere del maestro Giacomo Balla (Torino, 18 luglio 1871 – Roma, 1º marzo 1958), artista tra i fondatori del movimento Futurista, che firmò vari manifesti teorici del movimento; è stato pittore, scultore, scenografo e autore di “paroliberi".
Un personaggio monumentale della cultura di cui ricorrono i 150 anni dalla nascita, una data che segna anche con i primi 20 anni di “Futur-ism”, l’associazione che ha organizzato la mostra. Essa riunisce oltre 100 collezionisti e dispone di un interessante sito web con una banca dati di 1500 opere catalogate e certificate.
Il filo conduttore della mostra è la luce, e qui viene subito in mente La lampada ad arco oggi al MoMA, con opere di collezioni private provenienti dall’associazione Futur-ism. Come dice il catalogo, la mostra è suddivisa in sei sezioni: Soluzioni, Raggi di Röntgen e le loro Applicazioni, Ho già creato una nuova sensibilità nell’arte, Idealismo e Ottimismo Forme Pensiero, Daremo scheletro e carne all’invisibilità, L’artista dopo che ha lavorato deve sentirsi stanco, eccitato…
Le opere selezionate hanno come elemento in comune lo studio della luce, del movimento e le sue applicazioni “a partire dal primo autoritratto che si fa dietro una fotografia di lui piccolino, fino all’ultimo autoritratto che realizza nel 1953”, come già ne scriveva nel 1967 Maurizio Fagiolo dell’Arco.
Un tuffo nella storia ma fatto senza implicazioni politiche per non finire in considerazioni che ne guasterebbero la fruibilità artistica. Purtroppo un movimento artistico di così alta levatura è stato sfruttato per fini politici che non avevano niente a che vedere con i presupposti culturali ufficialmente espressi nel febbraio 1909 nel Manifesto del Futurismo, scritto da Filippo Tommaso Marinetti, mentre l’avvio del Fascismo sarà anni dopo, nel 1914 con il Fascio d’azione rivoluzionaria, mentre l’effettiva fondazione come partito politico sarà nel 9 novembre del ’21 con il PNF, partito nazionale fascista.
Il fascismo è dunque di diversi anni dopo ma ebbe l’abilità di fagocitare il futurismo, come anche altri fenomeni artistici, quale ad esempio la pittura metafisica. Il quadro di Giorgio de Chirico L'enigma di un pomeriggio d'autunno è del 1910, citato dal pittore stesso come inizio della pittura metafisica in un suo manoscritto parigino del 1912. Lo stesso per l’architettura Razionalista, il cui manifesto di fondazione è del ’28, dove non v’é alcuna adesione politica.
Ne sono prova i predecessori del Gruppo 7, la formazione del ’26 dove si raccolsero gli aderenti all’architettura razionalista, sensibili alle influenze del Movimento Moderno, della Bauhaus e di Le Corbusier.
Insomma, se si guarda il Futurismo come inizio del movimento d’avanguardia internazionale che ha caratterizzato gli inizi del ‘900, se ne ha una percezione più profonda e soddisfacente sul piano intellettuale, che è il principale valore storico della mostra “Giacomo Balla. Dalla luce alla luce” alla Futurism & Co. Art Gallery, aperta dalle 11:30 alle 19 tutti i giorni, il Lunedi dalle 14:00.
Giacomo Balla. Dalla luce alla luce
Futurism & Co. Art Gallery
via Mario de’Fiori 68 a Roma
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