Spesso quando gli artisti includono nelle proprie opere tanti significati e molteplici discipline, mi viene una reazione spontanea che a malapena riesco a controllare: quella di discostami da tutto il contenuto che si vuol dare alla mostra e vedere le opere per quello che ti comunicano, indipendentemente dai contributi autorevoli in cui volenterosi critici e storici dell’arte si sono cimentati.
In questo caso mi azzardo a considerare quello che si trova allestito nella galleria Alessandra Bonomo, le opere dell’artista Fosco Valentini, con le possibili riflessioni di un impreparato visitatore intento a darsi qualche spiegazione.
L’inconsapevole spettatore potrebbe pensare che la mostra sia fatta da diversi autori: un fotografo, un pittore, un disegnatore, un videomaker e che ognuno di questi artisti tratti un argomento differente.
Pertanto ti trovi tra scene alla maniera di Vermeer o di Velasquez, vedute urbane e video come se fosse una collettiva; man mano che inizi il percorso espositivo, scopri che ci potrebbe essere una relazione tra opere completamente diverse e poi, molto sorpreso, trovi che è tutto frutto di uno stesso autore.
In pratica, cadi nella trappola, perché sei costretto a rifarti il giro tra le opere per scoprire che cosa davvero avevi visto, e poi, se ci riesci, lo rifai daccapo per verificare se hai capito bene.
Insomma una mostra rompicapo per la cui comprensione sarebbe richiesta pure la conoscenza di Keplero, Paracelso e Spinoza, perché è a questi capisaldi che Valentini si rifà, nonché alla teoria di Einstein-Rosen, che è l’assunto di tutta la mostra.
Fosco Valentini applica alle sue opere un libero arbitrio totale al punto che abbatte la scansione del tempo; fantasticamente tutto diventa presente alla sua elaborazione, dove non c’è distinzione d’epoca, perché lui prende quello che gli serve e crea di nuovo una dimensione temporale, che è la sua cifra espressiva, ricreata in una narrativa tutta personale.
Qualcosa d’incredibile aleggia intorno alle sue opere, dove tutto sembra sospeso e non sai se quello che hai di fronte è vero, anzi, proprio perché percepisci l’inganno sei tentato di fare un altro giro nello spazio espositivo per toglierti l’illusione che l’artista ti ha inculcato, ovvero, se ti arrendi, vai ad alimentarla ancora di più fino a trovarti in un mondo magico. Eppure si tratta di quadri, fotografie e video che, per quanto eseguiti con perizia e tecniche avanzate, sono reali e concreti.
Una nuova Mirabilia, rivista e corretta da Fosco Valentini, realizzata con abilità e accortezza, per creare uno spazio accanto al tempo, come ben dice il titolo della mostra.
Ma se volete approfondirla, oltre al testo specifico della mostra, Uno spazio accanto al tempo, c’è il volume Baruch Spinoza. Storia disegnata per accenni, entrambi curati, come la mostra, da Giovanna dalla Chiesa, per Fontana Edizioni (Lugano), con il patrocinio della Societas Spinozan. Questa ultima opera si rifà ai testi del Tractatus Theologico-Politicus e dell’Ethica e ad uno degli episodi della vita del filosofo, rivissuti attraverso l’immaginazione.
Fosco Valentini
Uno spazio accanto al tempo
Curata da Giovanna dalla Chiesa
mercoledì 29 gennaio 2020 – lunedì 10 febbraio 2020
Galleria Alessandra Bonomo
Via del Gesù 62, Roma
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