All’Aranciera di villa Borghese di Roma abbiamo la fortuna di vedere il più grande maestro della pittura degli inizi del ‘900, Giacomo Balla (1871-1958)che, cento anni fa circa, tra il 1904 e il 1910, proprio nelle vicinanze del museo Bilotti, dove si svolge la mostra, produsse trenta opere che oggi vediamo con la curatela di Elena Giglie The Boga Foundation: trenta quadri che rivoluzionarono la pittura.
Ventenne, Balla da Torino si trasferisce nella Roma di Nathan, primo sindaco della città, a cercar fortuna, trovata sentimentalmente già con l’andare a vivere in quella che a suo tempo era periferia, oggi via Paisiello ai Parioli, dove abitò con la moglie Elisa Marcucci in una abitazione ex- monastero le cui finestre affacciavano su villa Borghese.
Giacomo Balla, in quell’isolamento, un po’ alla Pellizza da Volpedo, suo grande riferimento, vive l’incanto della percezione della luce e del colore che con abile e geniale maestria riesce a trasferire sulla tela come nessuno mai. Colori brillantissimi resi ancora più lucenti da accentuati contrasti.
Bastano piccole quantità di colore per rendere la superficie abbagliante e splendente. Uno scenario di bellezza travolgente che altro non è che il volto della “sua” periferia, paesaggistica di giardini rigogliosi, visuali di villa Borghese, rappresentazione pittorica che per peculiarità di elementi particolarissimi saranno successivamente fondanti dell’ arte d’Avanguardia prossima a venire, il Futurismo.
Guardando la mostra non si riesce a credere che Roma fosse così, perché sono tutte visioni incantevoli, in cui lo stile e la maestria di Balla hanno già dell’incredibile; infatti Jack Clemente, infatuato dalla sua pittura, negli anni ‘70 fa un documentario, Balla e il Futurismo, con la colonna sonora dei Pink Floyd che il regista ebbe modo di conoscere al mitico concerto tenuto a Pompei (Leone d'Argento alla Biennale di Venezia del '72, visibile nella mostra).
Poi venne il Futurismo, la Grande Guerra e il dopoguerra, e le tante altre straordinarie opere di Balla con altri soggetti, elementi urbani e meccanici, nell’intento di dare corpo alla visione futurista della città moderna. Qui siamo ancora nella natura, ma ai margini della città, che non è una città qualunque, ma la nuova capitale di un’Italia che allora si sentiva nuova e piena di ambiziose speranze.
In campo tra gli artisti, Balla si presenta con grande padronanza delle tecniche correnti come il divisionismoe il pointillisme, mirati ad esaltare la luce: opere di una mano esperta e di una mente già matura, tali, insomma, da farci rimanere a bocca aperta.
Balla a Villa Borghese
Museo Carlo Bilotti. Aranceria di Villa Borghese
Roma fino al 17 febbraio
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