Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/11/24 ore

Donne di Felice Meo, alla galleria Frame di Paola Pozzi a Napoli



di Adriana Dragoni

 

In questi giorni, stimolate anche dalle notizie di donne assassinate, vi sono numerosissime manifestazioni in sostegno della donna. Nelle quali l'affermazione parità uomo-donna è sentita sempre più chiaramente come uguaglianza tra gli esponenti dei due sessi. Non solo nell'ambito dei diritti civili ma anche nei comportamenti privati.

 

D'altronde questa affermazione rientra nel trend egualitario di cancellare ogni diversità tra un individuo e un altro, per avere un mondo indifferenziato. O, meglio, in cui non vengano avvertite e osservate le diversità tra un individuo e l'altro, in nome di un indiscriminato diritto all'uguaglianza assoluta. In base a questo assunto anche l'immagine femminile diventa mascolinizzata.

 

In controtendenza, ecco una mostra inaugurata a Napoli, l'8 marzo, nella galleria “Frame” di Paola Pozzi, che si intitola  “Donne”, in cui vi è l'esaltazione della donna e della sua femminilità. Si tratta di sagome di donne, viste di spalle, decisamente femminili: le curve dei fianchi sono accentuate dalla vita sottile, quelle delle spalle sono morbide, mentre  le braccia e le gambe sono affusolate (quando ci sono perché a volte mancano, sia per ottenere una sintesi formale o anche per la difficoltà della loro esecuzione materiale).

 

Si, sono opere la cui esecuzione ha richiesto una grande fatica e una notevole capacità artigianale. Queste sagome sono di ferro riciclato. L'autore, Felice Meo, un ischitano capo officina dell'azienda di trasporto della sua isola, ha esperienza nella lavorazione dei metalli. Ed è un entusiasta del riciclaggio, di cui ha fatto una lontana esperienza a Pistoia nel recupero di antichi reperti di pietra.

 


 

Ma Felice Meo è soprattutto un autodidatta, che, spinto dalla sua immaginazione creativa, si serve del ferro e lo plasma con determinazione, intelligenza, pazienza e perizia artigianale. Cosicché lo vedo, in foto, prendere un boiler e poi, facendolo passare sotto un'automobile come sotto una pressa, farlo diventare un  lamina sottile, a cui dà forma tagliandolo con il flex.

 

In seguito, l'artista dà colore e una vibratile luminosità al ferro aggredendone la superficie con diversi acidi di sua invenzione. Nell'ambito della storia artistica, possiamo definire classico lo stile di queste opere. Anche in pittura troviamo corpi di donna, spesso in gruppi, visti di spalle. Li troviamo anche nella pittura magnogreca e più tardi, soprattutto nel neoclassicismo.

 

 

 

Le donne di Felice Meo sono donne reali, di una decisa naturalezza e di una elegante semplicità. Sono contemplate, esaltate, amate. Rappresentano la bellezza, la dolcezza, l'armonia. Questa concezione della natura e dell'armonia è testimoniato anche dalle opere disegnative di Felice Meo. Su dei fogli di cartoncino di colore nero, l'artista disegna delle silouettes di donne. Possono essere viste anche come disegni di fiori, elementi di una danza, movimenti di una musica.

 

 

E sono realizzate in una forma netta, i cui confini, però, non sono limitati dalla linea. Queste forme si realizzano attraverso dei segni interni che le riempiono. Sono segni ottenuti semplicemente con un pennarello, generalmente di colore argento. E sono donne-fiore, donne-natura, donne-amore.

 

Il discorso che si ricava guardando queste opere, è che la donna merita considerazione e rispetto non in quanto pari all'uomo ma per la sua personale identità, per il suo essere donna. È un evviva alla donna e un evviva alla differenza!

 

 

 


Aggiungi commento