Non ho nessuna predilezione per Fernando Boteto (Medellín, 19 aprile 1932) ma questo non è quello che voglio affrontare quanto lo spunto che mi offre il fenomeno contraddittorio che rappresenta nel sistema dell’arte contemporanea e colgo l’occasione di questa mostra in corso al Complesso del Vittoriano - Ala Brasini di Roma per parlarne.
Come tutti sappiamo dalla fine del secolo scorso si è sempre più affermata l’arte aniconica al punto che la trasfigurazione della natura nell’arte è proceduta di eccesso in eccesso: i lunghi colli di Modigliani o i magrissimi figuri di Giacometti sono alcuni tra gli esempi più noti, molto meno gli atleti ciccioni di Amleto Cataldi, quei giganteschi bronzi che ornano l’Olimpico che se anche coevi di Botero non hanno fatto lo stesso successo.
Provate a pensare ipoteticamente come se nell’arte ci fosse un conflitto nelle esigenze estetiche dell’immaginario collettivo: da un lato la negazione dell’immagine e dal lato opposto il desiderio della figura che imita la natura che abbiamo intorno. Un proibizionismo che ne crea la necessità, cose che i radicali conoscono bene ... infatti abbiamo un trionfo a furor di popolo della street art che ripropone il figurativo addirittura in enormi dimensioni come giganti cartelloni pubblicitari che soverchianti violentano la città.
Come tutti sanno il mercato dell’arte contemporanea è egemonizzato da quello che dice la critica che ha come contraltare, al suo opposto, la tendenza di massa che procede in maniera incontrollata e strisciante manifestando quella “dipendenza” di cui si accennava.
Pare che di questo fenomeno se ne sia accorto Botero che con molta sagacia propone il figurativo in innocui bambocci su quadri di semplice fattura in barba a tutta quella pavida seriosità artistica corrente e specie a quanti fanno le omelie sull’arte militante e del ruolo sociale che deve avere.
Non sembra vero ma Botero deve molto proprio a questa nostra nazione piena di fiele e pericolosissima nel momento in cui deve aggredire quello che viene indicato come nemico ma, viceversa, bonaria e generosa verso chi sembra inoffensivo. Infatti il boliviano Botero non solo non ha sofferto ostracismi ma ha avuto molto da Roma che gli ha sempre dato un ruolo di primo piano. Inoltre ammantandosi del prestigio culturale della città capitale del mondo ha saputo ben vendere a proprio vantaggio questa rendita di posizione.
Infatti, a coronare il grande successo conseguito festeggia con cinquanta opere cinquanta anni della sua carriera e l’ottantacinquesimo anno di età con questa mostra al Vittoriano promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, con il patrocinio della Regione Lazio, organizzata e co-prodotta da Gruppo Arthemisia e Mondo Mostre Skira, curata da Rudy Chiappini.
Con molta nonchalance il maestro boliviano è diventato uno tra i più importanti artisti operanti in Italia al punto che ha fatto molte più personali in luoghi di grande importanza istituzionale italiane Botero che Kounellis, se vogliamo paragonare due artisti contemporanei adottati in Italia, ma anche di artisti contemporanei italiani di primo livello, mostri sacri come Penone, Pistoletto o Baruchello ecc.
In fondo sono opere così buffe che non mettono in crisi la coscienza a nessuno anzi al massimo fanno ridere e che soprattutto non impegnano gli ingombranti Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Gillo Dorfles, Renato Barilli, quel grande muro insormontabile costituito da quei grandi critici e storici dell’arte, senza parlare di tutta la paludata pletore di imbonitori che spesso non azzannano ma escludono gli artisti indesiderati sino ad eliminarli dalla scena artistica.
Non avendo nemici alle calcagne il fortunato Botero può permettersi di tutto anche di gonfiare il proprio prestigio e le proprie quotazioni e di schiacciare sotto il suo peso tutti quelli che fanno sistema della reverenziale e altisonante arte contemporanea che tanto intimidisce chi non è della cerchia. Così quando vi capiterà di guardare un quadro di Botero sapete di che cosa sono gonfie e quanto sono pesanti.
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