Nelle prestigiose sale delle Scuderie del Quirinale abbiamo in questi giorni una tra le più importanti mostre d’arte antica non italiana mai realizzate a Roma. Per la prima volta il Giappone ha dato la disponibilità ad esporre fuori dai suoi confini nazionali statue che nemmeno nello stesso Giappone è possibile vedere con facilità, in quanto opere d’arte allocate in templi sacri, luoghi di preghiera per giunta poco illuminati.
Una mostra organizzata e finanziata quasi per intero dallo stato Giapponese per commemorare il primo accordo commerciale con lo stato italiano, avvenuto nel lontano 1866; seguiranno infatti altre manifestazioni a tale riguardo.
Da un vecchio progetto di Francesco Lizzani e Laura Ricca, cui si è aggiunto Raffaele Milani, che fanno parte del comitato scientifico, resa possibile grazie alla sensibilità di Claudio Strinati, che ha dato anche un contributo organizzativo, la mostra ci pone davanti ad un fenomeno artistico di cui poco sappiamo.
Noi tutti, infatti, conosciamo per scultura buddhista quel panciuto personaggio staticamente seduto, ma esiste una quantità di pregevoli opere che addirittura sembrano anticipare il barocco, se non consideriamo il barocco ellenistico (come il gruppo del Laocoonte, il cui originale in bronzo risale al 150 a.C.): forse per rispettare le implicazioni religiose, la statua che ho fotografato presenta uno dei diversi bracci che per essere realizzato impone una sequenza di movimento.
Non si parla quindi di soli Buddha, ma di tante altre divinità e simbolici guerrieri che costellano questo mondo religioso, per un totale di oltre trentatré sculture, realizzate da monaci e da artisti aventi funzioni sacerdotali chiamati busshi; se ne sono conservate molte proprio perché gli artefici non furono mai perseguitati, sebbene ricordiamo che la religione ufficiale giapponese è lo Shintoismo.
Opere scultoree intese come microcosmo spirituale, che in un video visibile in un’apposita sala delle Scuderie, il professor Francesco Lizzani paragona a quelle greche, la cui perfezione -dovuta al canone classico- voleva avvicinare la bellezza del tipo umano a quella degli dei dell’Olimpo.
Gli artisti giapponesi hanno praticato una ricerca che magnifica la scultura aumentandone la resa tecnica, sino a portarla a dei livelli che fanno vedere come un mondo lontanissimo da noi come quello giapponese ci sia vicino per le istanze di molti presupposti artistici.
Statue prevalentemente lignee ricompongono la storia giapponese dalla fine del 700 al 1300, quindi coprendo il tardo periodo Heian e la successiva epoca Kamakura: un periodo imparagonabile con il nostro Medio Evo in quanto per il Giappone il periodo Heian somiglia piuttosto all’età classica con la nascita dello stato attorno alla capitale imperiale Kioto, sede di una raffinata civiltà letteraria, mentre l’epoca Kamakura vide il trionfo degli ideali samuraici e del buddhismo zen, in un contesto storico e culturale assai differente.
Scultura Buddhista Giapponese
dal periodo Asuka (VII-VIII secolo) al periodo Kamakura (1185-1333)
dal 29 luglio al 4 settembre 2016
a cura di Takeo Oku
Scuderie del Quirinale, Roma
Mostra organizzata da
Bunkachō (Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone) con l'Azienda Speciale Palaexpo
con la collaborazione di
Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, Scuola di Psicologia e Scienze della Formazione, Dipartimento di Scienze dell'Educazione.
con il supporto di Mondo Mostre
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