Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/11/24 ore

Ineffabile quotidianità


  • Giovanni Lauricella

Arduo è aggiungere qualcosa di nuovo e degno di confrontarsi con i numerosi testi critici collezionati da Sergio Ceccotti nella sua lunga e prestigiosa carriera, consumata in varie parti del mondo, anche perché pochi artisti come lui si distinguono una per coerenza e continuità di ricerca, costituendo una personalità unica in un andamento culturale che troppo spesso cede a mode e addirittura ad eventi che confondono le aspettative dei cultori dell’arte.

 

Ho avuto il piacere di trovare la galleria con pochi visitatori, cosa che mi ha permesso di calarmi nell’atmosfera creata dai diciotto quadri di non grande formato, eseguiti tra il 1985 e il 2015; non è uno spettacolo da poco perché ti trovi calato un mondo estraniante anche se quello che ti da tale sensazione paradossalmente lo trovi descritto nei più elementari ingredienti che la più scontata quotidianità offre.

 

Come hanno detto di Concetto Pozzani, è la sospensione che hanno tali composizioni artistiche a darti questo senso di instabilità interiore,di ansia per qualcosa che avverti ma che non c’è. Potremmo dire che i quadri di Sergio Ceccotti, eseguiti con perizia maniacale, sono opere “incompiute”, perché guardandole si avverte una parte della narrazione che manca, in quanto nelle sue opere c’è un non finito che è un rimando all’interpretazione inconscia dello spettatore.

 

Come dice Cesare Biasini Selvaggi, si rifà a vari autori noir del cinema, del fumetto, della fotografia, del fotoromanzo, della letteratura di genere, del racconto poliziesco e dei rebus, e aggiungerei qui anche una valutazione storica generazionale. Anche se non si tratta di denuncia politica la rappresentazione artistica di Sergio Ceccotti la definirei quella propria di chi ha vissuto lo splendore della ricostruzione avutasi dopo l’ultima guerra, che gettava alle spalle tante tragedie ma non lasciava intravedere la sicura via di uscita.

 

L’arredo, gli abiti, il taglio dei capelli dei personaggi da lui ritratti, sono quelli di un tempo in cui si sentiva la minaccia della bomba atomica, del comunismo che ti alitava sul collo, dei servizi segreti occidentali comandati da funzionari doppiogiochisti spie del KGB, dello sforamento del trattato di Yalta e di una rivalità tecnologica che vedeva sorprendentemente in testa una lugubre Russia desolata e triste, prossima a un collasso economico che avrebbe coinvolto il pianeta.

 

Una società occidentale che nel pieno dello sviluppo era in attesa di un King Kong o di un marziano che da un momento all’altro ti spuntava minaccioso da un angolo oscuro che passando avevi ignorato.

 

C’è tutto il ricordo vintage di semplici individui, umili sino alla frustrazione,che si trasformavano incredibilmente in superuomini per la sopravvivenza del genere umano, fantomatici eroi di una revanche sul nemico verso il quale eravamo impotenti. La minaccia, l’insidia della morte? Atteniamoci a quello che è un’ineffabile quotidianità.

 

--------------------------------------------------------------- 

 

 Ineffabile quotidianità

Sergio Ceccotti

Mostra a cura di Carla Mazzoni

Aprile – maggio 2016

Centro Studi Arte contemporanea e Cultura fluida Preferiti

Testo critico di Cesare Biasini Selvaggi

 

 


Aggiungi commento