Purezza, nascita, evanescenza. Eppure forza inarrestabile, distruttiva, violenta. L’acqua come bene dell’umanità, come risorsa, come mancanza. Questa l’ispirazione delle grandi tele realizzate dalla pittrice Paola Casalino, in mostra alle Officine Farneto di Roma dal 7 al 13 maggio prossimo.
Movimenti graffiati e colore, trasparenza e potenza. L’emblema della natura che non si può domare né tanto meno assoggettare al controllo dell’uomo, ma anche la personale percezione di un elemento che riflette lo sguardo e il sentire dell’artista. “Segni che si fanno parole, dilavati dalla pioggia, a volte conseguenza di un gesto impetuoso, altre di un pensiero leggero.
Quest’acqua è dentro Paola, ne è parte integrante e scorre inesorabile, scavando solchi incolmabili, scardinando le certezze, ma anche placando, sciogliendo i grumi dell’incomprensione, travolgente e ristoratrice, ritmica ed esplosiva” scrive il critico Carlo Micheli.
Non a caso l’autrice, le cui tele imponenti sovrastano lo sguardo e ancor di più lo spirito, proviene dal restauro scientifico, quello che salva i capolavori del passato ridando loro la vita senza stravolgerne l’intento creativo originario, con la costante attenzione di chi sa decifrare e rispettare gli elementi storici e artistici di un altro tempo.
Nei suoi quadri convivono armoniosamente il patrimonio antico e i tratti essenziali dell’arte contemporanea, grazie alla conoscenza dei grandi maestri e insieme all’incessante ricerca di forme e modi nuovi per agire sullo spazio e sui colori. Le sue opere, esposte negli anni in numerose gallerie sia in Italia che all’estero, si contraddistinguono sempre per uno stile espressivo audace, esplosivo, nel contempo intimo e raffinato.
C’è un continuo dualismo, una perenne “lotta” di cromatismi e gestualità in insistente evoluzione, dove la profonda padronanza della tecnica esecutiva si fa spazio in maniera imprevedibile, ogni volta diversa eppure riconducibile, ad un occhio attento, alla medesima sensibilità. Dal costante conflitto di linee e pensiero, rotondità e spaccature, nasce una dimensione rappresentativa complessa, elaborata, elegante.
L’elemento dell’acqua, così profondamente eloquente, si fa anch’esso specchio e sorgente di opposte forze, di opposti significati: principio vitale e simbolo eterno di nascita, ha in sé al tempo stesso la potenza distruttiva della fine, della catastrofe, della morte. Pensieri liquidi, immaginazione, arte.
Regina Picozzi
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