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24/12/24 ore

“You Saved Me”: Tracey Emin



Tracey Emin è uno dei personaggi più discussi dell'arte contemporanea: le sue opere, immancabilmente incentrate sul sesso, sono oggi esposte - altrettanto immancabilmente - in una galleria inglese, la raffinata Lorcan O'Neil, posizionata nel centro storico di Roma, sul versante trendy di Trastevere dalla parte del lungotevere …

 

Si nota nelle opere di questa artista una capacità pittorica degna di un grande espressionista, un segno sicuro e vibrante, di forte personalità, fatto con una padronanza e una maestria tali che ricorda e si ricollega ai più importanti maestri dell'arte. Una sorte di classicismo, molto raro e quasi strano nell'arte contemporanea, che di solito rifugge dal tradizionalismo. Si direbbe che l'artista, per nascondere tale caratteristica, abbia scelto di utilizzare in alcune sue opere il tessuto e il neon, ma si tradisce ugualmente, perché anche qui emerge inequivocabilmente la sua grande forza pittorica.

 

Cosa dire ancora di questa non certo romantica, ma indubbiamente appassionata donna inglese, che ci sorprende per la sue doti di artista, che sono complementari al suo vissuto, al gossip che ha  accompagnato, se non sospinto come un poderoso propellente, la sua carriera.  A vederla adesso, dopo i suoi chiassosi esordi, sembra una “Pretty woman” dell'arte contemporanea, ma nel senso migliore, del riscatto femminile. Sarà per il suo passato, fatto di stupri subiti persino dal suo ragazzo o di prestazioni sessuali fatte per realizzarsi; certo la sua è una tipica storia di donna che si è fatta da sé ribellandosi e ripagandosi da un esordio tragico che, con molta intelligenza, ha saputo “vendere” e rendere di decisivo supporto al suo successo artistico e commerciale.

 

Tutto questo, in fondo, è tipico della recente storia dell'arte, fatta da un gruppo di giovani che volle imporsi a tutti i costi, sfruttando un momento di ingiustificata subalternità dell’arte europea rispetto a quella americana.

 

Se ci fate caso, nella storia della musica leggera troviamo come costante una reazione inglese a quello che avviene negli USA, come a ribadire che la “madre patria” di ogni arte creativa è la Gran Bretagna: fu così per la musica Beat e per quella Punk. Parrebbe che con l'americano Jeff Koons sia avvenuta la stessa cosa: infatti gli inglesi nel 1990 lanciano gli Young British Artist, conosciuti come YBA, un gruppo di artisti formatesi nel  1988 che praticano una furbesca tattica shock: teschi, preservativi, macchie di sperma, sterco, peni monumentali, mongoloidi, ecc. ecc. ma soprattutto fomentano la reazione disgustata dei media.

 

Cervelli e sponsor ne sono Jay Jopling della galleria White  Cube e Charles Saatchi[1], quest'ultimo, guarda caso, il fondatore della più grande compagnia pubblicitaria al mondo. Tra questi, oltre a Tracey Emin, incontriamo Damien Hirst, i fratelli Dinos e Jake Chapman (di cui ricordiamo “Hell”, installazione di sculture figurative in cui si vede il contrappasso dei campi di sterminio nazisti perché vi vengono torturate ed uccise le SS), Jenny Saville ( che utilizza visi o corpi giganteggianti di donne mongoloidi e neonati deformi ); ad essi cui aggiungerei  Sarah Lucas (sculture di peni giganti, crocifissi con cristi spillati, genitali femminili fatti con carne di pollo), Marcus Harvey (caricature della signora Thatcher) e Marc Quinn ( donne aggomitolate su se stesse in posizione yoga e visi di bambini deformi ).

 

Vi basta? Il “linguaggio” come pure l' “interazione” con il pubblico sono testimoniati dagli episodi di cronaca che ricorrono ogni volta che queste opere vengono esposte. Forse il segreto del successo sta nel fatto che diventano facile  bersaglio di manifestazioni di protesta (più o meno controllate) del pubblico esterrefatto che, anche se episodiche, formano un tutt'uno con la fascinazione artistica dell'opera d'arte: una performance come appendice dell'opera d'arte, che diventa anch’essa opera d’arte.

 

Se non ci fosse stato il lancio di due uova nella stanza di Martin Creed alla Tate  di Londra, pochi saprebbero della discussa installazione dell’artista inglese e forse dello stesso premio Turner Prize di cui è stato vincitore, perché questo gesto dell' artista londinese Jacqueline Crofton ha alimentato le polemiche.

 

The Lights Going On And Off , una stanza buia che si illumina ad intermittenza grazie questo lancio di uova ha attirato l'attenzione necessaria a farla diventare un’ opera degna del suo prestigio. Il famoso “Letto [2]“ di Tracy Emin è stato disinvoltamente “profanato” dalla coppia di artisti cinesi Yuan Cai e Jian Jun Xi Janjun, che hanno anche urinato nella Fontana di Duchamp, un ri-uso dell'opera d'arte che ha riportato l’oggetto  alla sua funzione originaria, quella appunto di orinatoio.

 

Ho detto troppo? No. Vi stupirete, ma forse ho detto troppo poco, perché se non si inquadrano bene i precisi moventi e movimenti anche corporei di questo fenomeno artistico, da cui è scaturita anche Tracey Emin, che ne è una delle figure di maggiore spicco, non si capisce niente o poco delle sue opere.

 

Giovanni Lauricella

 

You Saved Me

Tracey Emin

Roma

dal 15 dicembre 2012 al 15 gennaio 2013

Via Degli Orti D'Alibert 1e (00165)



 

[1]     Charles Saatchi proprio per la sua professione di pubblicitario è colui che meglio ha ispirato il linguaggio delle artistar..Proveniente da una famiglia Irakena fuggita in Inghilterra per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei.

[2]     Un' installazione che altro che non è che un normale letto sfatto, il suo, disseminato di preservativi usati e lenzuola sporche di sperma. L'artista, nota per i suoi racconti sulle persecuzioni sessuali da lei subite comprese quelle del suo gallerista è anche famosa per un video dove balla divertita al centro di un gruppo di persone che le strillano “puttana”, presentato come suo incubo.

 

 


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