È ed è stato considerato da molti il libro del divertimento per eccellenza. Ciò che è sicuro è che gode di fama internazionale ed è tra i più letti in gran parte del mondo.
Per quanto riguarda il contenuto, i suoi racconti provengono da diverse aree geografiche, dall’India all’Egitto, e il numero 1001 è da considerarsi solo una misura generica che indica in realtà una quantità più grande di “innumerevoli” e dunque (quasi) infinita.
Stiamo parlando di Mille e una notte da cui, recentemente, sono state estratte tre storie inedite e pubblicate a cura di di Aboubakr Chraibi dalla casa editrice Marietti: “Il ragazzo la donna e il vecchio poeta”.
Come tutte le altre favole della stessa raccolta, la voce narrante è Shahrazād, una fanciulla che si è offerta volontariamente in moglie al re di Persia, il quale, per vendicarsi di un tradimento subìto, ogni sera va a letto con una nuova donna che puntualmente uccide al termina della notte.
Shahrazād, dunque, per salvare se stessa e tutte le altre potenziali concubine in pericolo, inizia a raccontare una storia e ad ogni sorgere dell’alba la interrompe per poi continuarla la sera successiva. Ogni volta che ne completa una, ne comincia immediatamente un’altra, creando così una lunga catena di fiabe a puntate con lo scopo di incuriosire e placare l’animo del sovrano.
Come per tutte le altre, anche queste tre favole contengono una morale portata avanti da personaggi buoni e talvolta un po’ sprovveduti che cadono in insidie o imbrogli di antagonisti cattivi i quali alla fine soccombono per il male che hanno inflitto, come per una sorta di legge del contrappasso.
Esse sono ambientate fra l’Egitto e la Mesopotamia e popolate da re venali e capricciosi, da servitori e donne oggetto alla mercé delle volontà dei loro padroni, da vittime ingenue e imbroglioni di ogni sorta, immersi tutti in un’atmosfera permeata dalla magia di miracoli e incantesimi e dal fascino mediorientali nel quale, mischiando la fantasia con la realtà, vengono espressi i desideri e i sogni più comuni fra gli esseri umani di qualunque latitudine.
Come si può facilmente intuire il ritmo della narrazione è piuttosto lento, anche se leggero, e inframezzato dalla frase ricorrente: “Il mattino sorprese Shahrazâd. Poiché non le era più permesso parlare, interruppe il suo racconto.
Dunyazad, sua sorella le disse: ‘O Shahrazâd sorella mia, come sono deliziose le tue parole, come sono dolci, piacevoli e incantevoli!’.
‘Sono nulla in confronto a ciò che vi dirò in seguito, ammesso che resti in vita e che il re mi risparmi!’ le rispose Shahrazâd.
In quel preciso momento, il re pensava: ‘Per Dio, non la ucciderò prima che io abbia ascoltato il seguito del racconto, perché è una storia meravigliosa’.
Passarono tutta la notte abbracciati fino al mattino. Allora il re uscì e si recò nella sala delle udienze.
Calata la sera, ritornò al palazzo, si dilettò con la figlia del visir e quando si fece […] notte, Dunyazad disse: ‘ O Shahrazâd. sorella mia, se non dormi, finisci di raccontare la tua storia’.
‘Se il re me lo concederà, sarà una gioia e un onore per me!’ le rispose Shahrazâd.
‘Raccontaci una storia, Shahrazâd!’ esclamò il re’.
Allora Shahrazâd ricominciò: ‘O re benedetto, nostro vessillo e nostra guida, mi è giunta voce che…’ “
Le tre storie, fruibili per chiunque, ognuno per il proprio livello, sono introdotte da una breve, ma intensa ed interessante spiegazione del contesto storico, sociale e culturale scritta dal curatore Chraïbi e corredate alla fine da alcuni riferimenti bibliografici.
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