Ricky è un ragazzo disabile che frequenta la terza media. È alto e grosso, ma possiede “le capacità cognitive di un bambino di un anno” ed è del tutto non autosufficiente. Tutti i giorni viene allontanato dalla classe e portato in una stanza dove si trova da solo con tre assistenti le quali, invece di prendersene cura e stimolarlo, si limitano al minimo accudimento e passano il resto del tempo a scambiarsi chiacchiere insulse.
Un giorno, però, arriva il nuovo insegnante di sostegno, Lorenzo da Mestre, un musicologo che, attraverso un lungo e faticoso percorso, riuscirà a stravolgere tutto il sistema scolastico, portando i coprotagonisti a risultati inaspettatamente grandiosi.
Angelo Dolce, giovane docente e scrittore, racconta questa esperienza maturata durante un tirocinio formativo, in “Manuale Wagneriano per la disabilità” pubblicato dalla Zecchini Editore. Una storia avvincente, a tratti commovente, altri romantica, che vede coinvolto tutto l’ambiente circostante e che tocca temi di grande attualità e sensibilità, quali il bullismo e l’inclusione, l’insegnamento, l’educazione di adolescenti e adulti, le dinamiche conflittuali di gruppo e di coppia e le politiche sociali.
Nella sua introduzione l’autore stesso pone numerosi quesiti su questi argomenti: “È possibile insegnare a disabili gravi senza saperli immaginare diversamente? Si può parlare ad un bullo senza avere la capacità di proiettarlo fuori dalle dinamiche di gruppo? E a un ragazzo geniale, come rivolgersi? Quali parole usare?”.
Lorenzo da Mestre, con il suo impegno e la sua tenacia dà un ottimo esempio su come affrontare questi problemi: fin dall’inizio inquadra l’intero contesto, associando tutti i protagonisti che incontra e le situazioni nelle quali si trova a personaggi e scene delle produzioni wagneriane, trovando così chiavi di interpretazioni originali che gli permettono di agire con sicurezza e caparbietà. Spiega a Ricky gli effetti positivi della musica: “un luogo dell’anima in cui si può trovare rifugio, ma non allontanandosi dalla realtà e chiudendosi in se stessi, anzi.
È una fonte inesauribile di gioia, sorgente di vita… ci scuote e ci innalza a tali vette che ci consentono di volare, di conquistare il mondo, il sogno” e gli fa ascoltare l’Ouverture del “Tannhäuser”. Propone poi la musica anche agli altri bambini della classe, stimolandoli, successivamente, ad immedesimarsi nei protagonisti delle opere musicali.
Riesce in seguito a convincere i genitori a mandare il figlio in gita per la prima volta, così tutta la classe va a Venezia e lì Ricky comincia a parlare. I suoi progressi sono continui, ma arriva il momento nel quale il Preside, sollecitato dalla mamma del ragazzino, caccia dalla scuola l’incompreso insegnante di sostegno che, ormai, sembra non servire più.
Nonostante Ricky ora interagisca, sia autosufficiente e perfino integrato nella classe, i problemi e i guai non finiscono, anzi, si accentuano prendendo forme e modalità diverse fino a quando, la situazione diventa ingestibile per tutti gli adulti coinvolti. Il dirigente scolastico, disperato, decide, dietro suggerimento di un’insegnante, di richiamare il professore Lorenzo da Mestre, il quale ovviamente accetta e viene accolto trionfalmente.
Se si pensa alla filosofia di Wagner e all’importante riferimento che fu per il nazismo, non si ci si può che meravigliare di come invece per Angelo Dolce l’ascolto e l’interpretazione delle sue opere possano aiutare a comprendere e ad apprezzare le diversità: “gli attributi divini degli eroi wagneriani, potrebbero essere diagnosticati come patologie, come disabilità e non interpretati attraverso uno sguardo filosofico-estetico. Tutti noi siamo disabili ed è la nostra percezione degli altri che ci consente di vederci diversamente”.
Un racconto dunque, che porta il lettore ad amare il compositore tedesco e ad avere più fiducia nella didattica musicale e di sostegno come strumento per stimolare le persone con problemi cognitivi e relazionali.
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