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16/11/24 ore

Un tango per me, di Jan-Lilyth Albani. Una coinvolgente biografia


  • Giovanna D'Arbitrio

Un tango per me (Ed. Scuderi), è un romanzo prevalentemente autobiografico di Jan-Lilyth Albani, alias Pierpaolo Correale, direttore UOC di Oncologia Medica presso il Grande Ospedale Metropolitano di Reggio.

 

Pur narrando la storia di Pietropaolo Rosacroce, un medico che riprende in mano la sua vita grazie al ballo, il libro si spinge oltre le vicende umane del protagonista con interessanti flash sulla civiltà occidentale che per interessi materialistici trascura non solo l’Umanità, ma anche la Bellezza dell’Arte.

 

Un romanzo biografico in cui un giovane medico nella Napoli anni 60 muove i primi passi, una città bellissima che tuttavia rinuncia ai suoi giovani migliori, quelli più preparati ma privi di supporto familiare o politico, quelli che dopo la laurea sono costretti a emigrare all’estero.

 

E cosi Pierpaolo, per inseguire il sogno della ricerca scientifica, va in Usa dove purtroppo il mondo americano, pur se gratificante per eccellenza ed efficienza tecnologia, gli appare crudele e spietato verso i più deboli.

 

E al suo ritorno in patria, non meno deludente gli sembra la disumanità di una sanità troppo burocratica e distaccata dalla sofferenze dei malati. A Siena, tuttavia, la sua doppia anima di “scienziato- sognatore” emerge pienamente attraverso il tango, segnando l’inizio di una nuova vita e il ritorno alle terre del sud.

 

Senz’altro un romanzo interessante in cui diversi aspetti si intrecciano si sovrappongono, espressi in uno stile fluido e coinvolgente, con un messaggio positivo che arriva al cuore.

 

“Sono stato investito da una vera e propria esigenza di scrivere - ha affermato l’autore - pagine e pagine che potevano essere equiparate a un diario personale. Una testimonianza non solo per me, ma per tutti coloro che desiderano fare di più per il nostro Paese. Ho incominciato nel 2017, con degli appunti tipo psicoterapia. Prima l’ho fatto per me, poi ho capito che c’era una storia che valeva la pena di essere divulgata”.

 

Passando poi a definire il rapporto tra sua professione con l’arte, e con la danza in particolare, ha asserito: “Inizialmente le due personalità erano antagoniste. Il tutto è cambiato con l’accettazione dell’altra parte di sé. E questo mi ha aiutato a dare ancora di più il meglio di me nel rapporto con il mio lavoro e con i miei pazienti. 

 

Sicuramente l’idea di un ballo come il tango apre la mente sulla bellezza del contatto umano, di valori come l’empatia, la pienezza delle emozioni, la sintonia reciproca, lo scambio e l’intesa. E ciò plasma senza dubbio chi lo balla in questa direzione. E anche nella mia professione aspetti come questi possono essere molto importanti”.

 

- Intervista all'autore (su Agenda online)

 

 


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