di Silvia Lanzani
Invisibili come ombre nella notte e operativi come l’artiglio del Drago. La squasra dell’Unita’ Zero ha poco tempo per sventare un attentato che porterebbe in Italia il morso nero del Daesh. La risposta deve essere pronta, occorre stanare il nemico nella sua tana e colpirlo al cuore.
‘Il maestro del silenzio’ (Rizzoli, pp. 304 , € 19,50, ebook € 9,99), di Giulio Massobrio, porta in scena Servizi segreti e terroristi, in una battaglia di visioni del mondo che si fronteggiano senza esclusione di colpi, nel segreto di quella strategia che per gli apparati di sicurezza vuol dire sventare minacce anticipando gli eventi.
A fare da quinta a queste pagine che si leggono d’un soffio è Genova, con i suoi carruggi e segreti. Sulla Superba, nei giorni della Conferenza Internazionale del Mediterraneo, incombe la minaccia di un attentato che porterà altre conseguenze perché l’odio ha bisogno di altro odio per mantenersi vivo. A sventarla, in un clima di tensione e paura che opprime l’Europa intera, è chiamata l’Unità Zero dei Servizi italiani, capeggiata dal veterano Fosco e da Petra, la “numero due” che ha l’occhio della tigre.
La squadra conta anche Mimo, capo della cellula Infiltrati l’agente condannato a vivere mille vite. Poi, tra gli altri del gruppo, c’è c’è Aura l’infallibile profiler, vertice della cellula Analisi, e Pixel l’hacker che dirige la cellula Cyber. Il Professore il fondatore e primo comandante. Le fonti, come sempre, sono una storia nella storia: Tuareg un guerriero sufi, Costanza e Giano, uno che vorrebbe essere altrove e Intimo, la fonte di Fosco. Senofonte è il più importante di tutti ma anche il Domenicano sa molte cose.
Il piano dei terroristi parte dalla sabbia. Una località segreta dell’Africa sahariana. Da quelle parti un segreto non dura mai più di un giorno: c’è bisogno dell’Intelligence e non si può mancare il bersaglio. Mimo – questo è il suo nome di battaglia – è uno concreto, abituato a dare un nome alle cose e a pesarle.
È il suo mestiere/vita a dargli adrenalina e pensiero, non potrebbe vivere diversamente anche se in valigia porta come tutti gli uomini errori e rimorsi. Ancora una volta bisogna saltare nel fiume dell’azione, e non si tira indietro. Gli uomini e le donne con cui fa mestiere pensano e vivono allo stesso modo, sono una squadra e questa è la loro forza. Devono mettere muro al rischio, il resto non conta. L’omega della conclusioni porta un risultato: lavorare in silenzio per disambiguare e risolvere sul campo le situazioni di pericolo.
Ciò che lo turba ha un nome: Malvina, come il personaggio dei Canti di Ossian, come le isole reclamate dagli argentini. È all’Unità Zero, quella che si manda in campo quando c’è roba seria da trattare. Alla Tana sono ore febbrili. “Noi non esistiamo”, è la verità di Pixel. “Per fortuna”, ribatte Vero, che ha messo a segno missioni dai tempi del Generale Dalla Chiesa. L’obiettivo è ridurre l’incertezza, in fondo è questo il vecchio mestiere dei Servizi. La sicurezza è il bene primario, come il sale. Non si cambia il sangue.
La Strega, il piccolo drone concentrato di tecnologia, viene risvegliata. Deve fare male, spazzando la bandiera nera del Califfato, in un susseguirsi di mosse che toccherà al lettore scoprire. Un gioco di analisi previsionale che mette insieme il corrente e lo strategico, ma anche un romanzo di intelligence attraverso cui scoprire il mondo che c’è dietro la tela. Ci sono fulmini che spaccano la setta delle ombre.
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