Diffusosi circa vent’anni fa, oggigiorno il web è utilizzato in maniera capillare in gran parte del mondo ed è diventato praticamente indispensabile nelle nostre società. Cosa, e soprattutto come, ha mutato le nostre mentalità, le nostre usanze e il nostro modo di comunicare? A rispondere a queste e ad altre domande ci hanno pensato un matematico e un filosofo-giornalista, Maurizio Codogno e Paolo Artuso, i quali hanno pubblicato per la collana “comunicazione e m@ass media” di Armando Editore, “Scimmie digitali”, un saggio breve, ma ricco di informazioni e riflessioni importanti per chiunque usi la rete, soprattutto per scambiare dati e notizie.
Partendo da alcuni luoghi comuni, come per esempio la teoria secondo la quale l’era di internet avrebbe modificato il nostro cervello, in particolare quello dei più giovani, i due autori spiegano cosa è rimasto invariato e quali sono le modifiche che l’informatizzazione ha apportato. Il processo di comunicazione, infatti, è rimasto lo stesso, ciò che invece è cambiato è il modo di attuarlo: se prima il rapporto era uno-a-uno, con la televisione esso è diventato uno-a-molti e col computer è arrivato ad essere molti-a-molti.
La “rivoluzione”, dunque, è quantitativa e “digitale, non cognitiva”, anche perché la nostra mente, pur essendo plasmabile, non viene influenzata in tempi così rapidi e risponde più a regole neurobiologiche che a quelle dettate dalla società e dalla cultura circostante.
Il libro è diviso in tre parti: nella prima Maurizio Codogno inizia con la storia del passaggio dall’analogico al digitale e da questo ad internet per poi spiegare la rete dal punto di vista matematico, informatico, statistico e organizzativo, con l’aiuto di grafici e con esempi pratici riguardanti la blogosfera, wikipedia, gli aspetti positivi e negativi dell’intero fenomeno.
Nella seconda Paolo Artuso riporta le varie teorie sui cambiamenti che Internet e la tecnologia porterebbero nelle nostre società e sugli individui, smontando le più fantasiose e spiegando l’argomento sia dal punto di vista antropologico, psicologico, biologico e neurologico, sia da quello sociologico ed economico.
La terza parte, scritta in collaborazione da entrambi, riguarda in particolare i motori di ricerca e i social network, principalmente Facebook, Twitter e Linkedin: come funzionano, cos’hanno in comune e quali sono le differenze, cosa sono i filtri e quali sono i loro meccanismi, le bufale (dalle più banali e innocue a quelle politiche, focalizzate soprattutto sui vaccini, sullo scandalo Watergate e sulla campagna presidenziale USA del 2016) e come possono essere smascherate (in questo campo, ritengo doveroso segnalare che non c’è un minimo accenno alle fake news tese a difendere i terrorismi e spesso anche alcune dittature medio orientali. Un vero peccato, perché su questo ci sarebbe tanto tanto materiale di cui parlare).
Il saggio, dunque, pur essendo breve, offre una prospettiva molto ampia e nonostante tratti un argomento che per le generazioni più grandi sia ancora un po’ ostico, lo fa con linguaggio e metodi semplici e abbordabili a tutti, in particolare ai giovani i quali sono spesso più coinvolti negli ingranaggi del web.
Un libro ben equilibrato che prende in esame i pro e i contro e che potrebbe portare i lettori ad un uso più consapevole e maturo della rete come esplicitato in uno dei tanti suggerimenti proposti: “Dobbiamo preservare la nostra dimensione individuale ed evitare che il fragile confine tra noi e gli altri venga irrimediabilmente abbattuto. Noi non siamo gli altri e gli altri non sono noi. Abbiamo bisogno del confronto sociale con l’altro per capire chi siamo, ma allo stesso tempo dobbiamo irrobustire il nostro ‘io’ in uno scambio serrato con il prossimo che ci metta in discussione e ci consenta di crescere per potere esprimere al meglio le nostre potenzialità”.
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