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17/11/24 ore

Eraclito: la luce dell'Oscuro



Un dialogo vero e senza pregiudizi tra filosofia e filologia, per cogliere la potenza della parola e del pensiero di Eraclito. È questo il codice ermeneutico di 'Eraclito: la luce dell'Oscuro', splendido volume a cura di Giuseppe Fornari, docente di Storia della Filosofia all'Università di Bergamo, pubblicato dalla prestigiosa Leo S. Olschki Editore (seconda edizione, pp. 296, euro 35).

 

Il volume, che è il felice precipitato su carta di pregevole grammatura di un convegno tenutosi a Bergamo nel 2009, esce ora in una versione aggiornata, con una cura dei particolari e del rigore scientifico che allunga il campo non solo allo studio degli addetti ai lavori ma costituisce una porta di bellezza per tutti i lettori che vogliano avvicinarsi al "più disorientante tra i presocratici".

 

Nello studio di questa figura unica nel mondo greco, scrive Fornari, le due eterogenee e frammentare schiere dei teologi e dei filosofi "hanno ambedue i torti delle loro ragioni e le ragioni dei loro torti", ma la necessità di adoperare entrambi gli 'attrezzi' si declina con forza se si vuole davvero riportarsi al centro della ruota: la parola e il Denken del Filosofo. Per parafrasare Kant, i testi senza un'ermeneutica più ampia restano ciechi, legati da corde di parole che non espongono all'aperto, le interpretazioni senza una verifica testuale e storica, lo studio di fonti e varianti, restano comprensioni penultime. Solo lavorando insieme filosofi e filologi possono lanciare ponti tra le due rive, restituendoci quanto più vicina all'archè l'inquieta e irripetibile produzione eraclitea, impressa con il maiuscolo nella carne e nell'erranza dell'Occidente.

 

Grazie ai contributi di queste pagine - dalle imperdibili analisi di Serge Mouraviev, presentate al pubblico italiano nella versione più recente, alla mistica del fuoco di Riccardo Di Giuseppe, con la nascita della filosofia dallo spirito del sacrificio, solo per citare alcuni tra i tanti autori del saggio - ci si avvia con una solida mappa e una bussola che indica il Nord nei labirinti irregolari dell'Efesio, per cogliere il segno lavico dei suoi frammenti ed enigmi quasi oracolari, decodificando passaggi e contesti di un logos che cattura e condanna a letture sempre da rinnovare. Perché l'Oscuro continua a parlare agli abitatori di ogni tempo tra la folgore di Zeus, a cui tocca resistere, e le scoscese cime di Delfi di ogni parola che abbia la pretesa di essere definitiva.

 

"Parlando di Eraclito e con Eraclito non c'è nulla di scontato su cui riposare", avverte il curatore del volume. Il 'caso Eraclito' affascina e obbliga a spostare i confini, cercando un "terreno intermedio", 'Zwischenfeld' lo chiamava Heidegger, che cuce trasmissione e comprensione, senso e interpretazione. Cercare di recuperare la viva voce del pensatore di Efeso significa porsi davanti a un fuoco "che è intelligente", e custodirne le braci, in un'attualità che ha scollinato i secoli, cogliendo anche - ed è un'altra chiave che offre questo saggio - la contestualità religiosa in cui si muove e parla l'Oscuro. Il principio è così formulato: impossibile raggiungere una comprensione adeguata del pensiero greco arcaico prescindendo dalla componente religioso-sacrale che permeava di sé l'intera società ellenica, e che ha interagito, lotta di armonia e polemos, con la sapienza filosofica dei giorni umani.

 

Il logos eracliteo, "a partire dalla sua posizione magico-trasformativa, si riverbera su tutti gli aspetti del reale e ne determina l'unità" su più piani, invitando a superare insidie e crepacci, per tornare alla fonte: "Comune a tutte le cose Ë avvertire intelligenza".

 

E così, avverte il greco, se "le opinioni della gente sono giochi di fanciulli", è altrettanto "necessario che Conflitto (Polemon), essendo comune, e Giustizia veramente si amino", ricordando che "dai divergenti si genera la pi˘ bella Armonia. E tutto nasce secondo Discordia". Divenire 'guardiano' che veglia sui vivi è affare dannatamente serio, ma - sono ancora parole dell'Oscuro - "uno per me val diecimila allorquando è il migliore" (F. 49).

 

La febbre del sapere non fa sconti, "è me stesso che ho indagato", eppure "l'anima sapiente è una scintilla stellare". Il primo grande pensatore d'Occidente continua a far strada: "Il Sole si spegne e di nuovo s'accende" (F83A), "il Sole Ë nuovo ogni giorno" (F6)", mentre in bisaccia il wanderer porta un altro detto uscito come un lampo dalla nebbia: "la presunzione è mal sacro. L'arroganza va estinta ancor più di un incendio".

 

È vero: nel medesimo fiume non entrerai due volte", ma "quest'ordine del mondo, il medesimo per tutti, veruno tra gli dei né tra gli uomini fece, ma fu sempre, è e sarà: fuoco sempre vivente, accendendosi in misure e spegnendosi in misure". È un fuoco che ha ancora tanto da raccontare. Acceso lungo un sentiero di lotte dove "principio e fine si accomunano, sul cerchio".

 

Silvia Lanzani

 

 


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