di Adriana Dragoni
Il Navigatore, è una biografia di Achille Lauro, una delle tante sue biografie, ma l'unica scritta da un componente della famiglia Lauro. All’Istituto di Cultura Meridionale un convegno nei giorni scorsi ha fatto rivivere la figura controversa del “Comandante”
L'autore, il nipote Achilleugenio Lauro, parla di nonno Achille, descrivendolo, aldilà delle interpretazioni ufficiali, nell'ambito di una sua realtà più vera, quella familiare. Accorta è stata la scelta dei relatori del convegno fatta da Famiglietti e opportuna è stata l'idea di affidarne l'introduzione a un filmato in cui appaiono diversi personaggi noti, Giulio Andreotti, Antonio Ghirelli, Marco De Marco e altri, che parlano di Achille Lauro uomo politico, sindaco, proprietario di giornali, presidente del calcio Napoli e straordinario imprenditore, “che univa al talento la fantasia propria dei napoletani”.
Poi inizia a parlare il marchese Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, delegato del Sacro Ordine Militare Costantiniano, che porta i propri saluti e, ricorrendo ai ricordi, fa una sincera rievocazione del Comandante, così don Achille veniva chiamato. Ricorda di quando, durante i comizi tenuti dal Comandante a Piazza Plebiscito, si affacciava, bambino, a un balcone della vicina piazzetta Salazar, dove abitava con la famiglia.
Non riusciva a vederlo, ma guardava, stupito, l'immensa folla plaudente che riempiva la piazza e le camionette della Polizia, a quel tempo erano jeep con la tettoia di tela, che le giravano attorno per contenerla. Ricorda un giorno, quando andò per la prima volta allo stadio Collana, che, a lui così piccolo, apparve immenso, e, a un tratto, vide la folla agitarsi e udì, in un boato, il nome osannato di don Achille, che era venuto anche lui a vedere la partita.
Pasquale Villari, amico personale di Achilleugenio Lauro, racconta di aver partecipato anche ai momenti tragici vissuti dalla famiglia Lauro, soprattutto dopo la perdita della flotta e la morte del Comandante. E descrive la folla dei tanti, marinai e impiegati, ai quali Lui aveva dato lavoro, che protestavano, desolati, davanti al palazzo della Flotta Lauro a via Marina. Da allora, dalla perdita della Flotta, a cui seguì quella del Banco di Napoli, la città incominciò a morire.
Umberto Ranieri fa un discorso ampio, preciso e articolato, rispondendo alla domanda: Lauro fu fascista o comunista? Ranieri afferma che non fu né l'uno né l'altro. E ricorda che il fascismo, a Napoli, non significò squadrismo o mancanza di libertà, ma soprattutto ordine e attività. D'altronde non fu Lauro a servirsi del fascismo, semmai fu il contrario, giacché la sua Flotta servì gli spostamenti dei soldati italiani nella guerra d'Africa. Eppure, alla caduta del Regime, fu accusato di essere fascista e fu tenuto, per ventidue mesi, prigioniero nelle carceri italiane.
Inoltre Ranieri afferma un fatto ormai accertato: che non fu Lauro l'autore della grande speculazione edilizia di cui Napoli fu oggetto nel dopoguerra, quella di cui parla il famoso film di Francesco Rosi, Le mani sulla città. E' vero che, durante il suo governo di sindaco, a Napoli furono costruiti un milione e ottocento metri cubi di cemento ( è anche vero che la città aveva bisogno di essere ricostruita dopo le macerie dei bombardamenti). Ma, con i successivi commissari governativi, al tempo del governo democristiano, ne furono costruiti molti di più: circa 11 milioni di metri cubi di cemento. Di questo sconcio Lauro fu il capro espiatorio.
Giuseppe Del Barone, che conobbe il Comandante e gli fu accanto nella sua stagione politica, si congratula con Ranieri che, pur appartenendo a un gruppo politico avverso, ha l'onestà di affermare una verità controcorrente. E si congratula con il nipote di Lauro, autore di un libro vivo, interessante, che si legge tutto d'un fiato. Del Barone racconta degli aneddoti sulla vita del Comandante, della sua impazienza nel fare, dell'insofferenza di fronte alle pastoie e alle lentezze burocratiche, e cita le sue più efficaci battute in lingua napoletana.
Questa sera Achille Lauro appare nella sua luce più vera. Sembra che, ricordandolo, l'energia di questo straordinario, vitalissimo uomo si espanda tra i presenti.
Negli affari ebbe fortuna, è vero. Ma, infaticabile, deciso e appassionato, fu Lui l'autore del suo straordinario successo. E, intelligentissimo, seppe trasformare ogni occasione in suo favore. Nel '24, quando rari erano i telefoni, si recava alle tre di notte alla Posta, che ne aveva uno, per collegarsi con Londra e avere notizie sui costi dei noli. Non subì la crisi del '29, perché cointeressò agli utili economici le persone che lavoravano con lui. E perché, con accorta strategia, non lasciò mai che le sue navi navigassero prive di carico.
La Seconda Guerra Mondiale portò danno alla flotta Lauro, che ne fu per larga parte distrutta. Lauro ricominciò daccapo, da una piccola imbarcazione trovata nel porto di Salerno, con la quale iniziò a fare commercio con la Sicilia. E da qui fondò un grande impero navale, che portò, vincente, il nome di Napoli nel mondo.
Vulcanico uomo di affari, fu appassionato amatore di donne. Incominciò prestissimo (ce lo racconta il nipote Achilleugenio). A tredici anni, fu sorpreso a letto con la cameriera. Per punizione fu imbarcato su una nave paterna come semplice mozzo e, durante la navigazione, passò brutte avventure. Morirono il capitano e il nostromo e la nave fu più volte in pericolo. Ma questo non bastò a guarirlo dal suo amore per il mare e per le donne.
La conclusione del convegno: Achille Lauro fu un libertino che amava la famiglia, fu un politico populista che amava il popolo che lo adorava, fu un imprenditore geniale e fu, per taluni, il migliore sindaco che Napoli abbia mai avuto.
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