"In Silenzio nel Tuo Cuore", è davvero un libro interessante, un caso editoriale raro, soprattutto se si considera la giovane età dell’autrice, Alice Ranucci, una diciasettenne che nel suo romanzo ha saputo descrivere il mondo degli adolescenti in modo molto realistico. Vincitrice del Premio Pavoncella 2015 nel settore "Opera Prima", ha impressionato la giuria per il suo stile originale ed incisivo.
Alice Ranucci ha diciassette anni e vive a Roma dove frequenta il liceo. Nel 2005 venne pubblicato il suo primo racconto Un Albero Perfetto e nel 2012 vinse il Premio Mario Luzi con la poesia Parole. Nel 2013 furono pubblicati i racconti La Medusa e Il Piccione nella raccolta La Fattoria dei Casi Umani e nel 2014 L'attesa nella raccolta di Atti Unici Teatrali.
Nel 2013 vinse il concorso di poesia Il Federiciano e le venne pubblicata la poesia Ma è Solo un Frammento. Il nonno, professore universitario e critico dantesco, è sempre stato per lei una fonte di grande ispirazione. Da due anni fa volontariato in un centro di accoglienza per minori immigrati. Quando nacque in lei l'idea per un romanzo sugli adolescenti, cominciò a scrivere e a conservare le pagine nel cassetto dei suoi sogni finché a 17 anni riesce a pubblicare il suo primo romanzo "In silenzio nel tuo cuore".
"Claudia ha sedici anni - si legge nella presentazione del libro - e ha imparato che il liceo è una giungla in cui vince il più forte, in cui non c'è spazio per la sua timidezza e insicurezza. Un po' di trucco, uno sguardo sfrontato e in un attimo fai parte del gruppo dei ragazzi che contano: superiori e vincenti. Ed è proprio lì che Claudia vuole arrivare. Perché essere diversi non porta da nessuna parte, se non a sentirsi sempre più soli. Perché quello è il mondo a cui appartiene Rodrigo, irraggiungibile che non si lascia scalfire dai sentimenti: il più ammirato della scuola, il più temuto, il più prepotente…E quando Rodrigo le chiede di uscire, Claudia non riesce a credere che sia vero. Non c'è altro da desiderare, tutto sembra perfetto.
Ma all'improvviso la vita la mette davanti alla prova più difficile, e niente può essere come prima. La sua realtà si infrange in mille pezzi, come le sue emozioni a cui non sa dare un nome. Ogni cosa intorno ora appare falsa e inutile. Ogni persona è diversa da come la immaginava. Anche quelli che pensava fossero amici. Anche Rodrigo. Persino lei stessa. Senza più nessuna certezza, Claudia scopre che crescere vuol dire guardarsi dentro per davvero, senza falsi alibi. Vuol dire decidere chi si vuole diventare e tracciare il proprio percorso. Sicuri che c'è sempre la possibilità di sbagliare, di scegliere, di fermarsi e ripartire. L'importante è guardare sempre l'obiettivo, ascoltare il proprio cuore e non tradirlo mai".
Il libro mi ha colpita come madre ed insegnante sempre attenta ai problemi dei giovani, costretti a subire l’influsso di una società che tende a manipolare, ottundere, omologare. Quando penso agli adolescenti di oggi mi vengono sempre in mente le parole di Jalbert: "... Giù in cantina c’è un ragazzo che tenta di vivere la sua vita in pace. Ma un giorno dovrà unirsi al mondo di sopra e non ce la farà a sopravvivere: occhi incollati alla TV, orecchie sigillate dalle cuffie, lasciato a se stesso, un estraneo in casa sua" (I Ragazzi dello Scantinato, d. R. Jalbert).
Purtroppo il mondo che devono affrontare è quello delle "tendenze collettive" a cui molti non riescono ad opporsi per paura di essere considerati diversi e quindi di venire emarginati. Difficile il ruolo di famiglia e scuola che, essendo anch’esse in crisi, non riescono ad essere un valido supporto educativo.
Nella famiglia descritta nel libro, alla debolezza del padre viene contrapposta la forza della madre con i suoi chiari obiettivi e una precisa identità: alla fine malgrado incomunicabilità generazionale e diktat del mondo esterno, un imprevedibile dramma viene affrontato da Claudia proprio grazie agli insegnamenti materni che saranno un punto di riferimento nelle sue scelte di vita.
Giovanna D’Arbitrio
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