Ebrei contro Israele, l'ultimo libro di Giulio Meotti ha suscitato un grande dibattito e, probabilmente susciterà ancora per molto tempo. Soprattutto nel mondo ebraico dove, si dice, che la varietà dei punti di vista è maggiore delle persone che li esprimono e la vis polemica è sempre molto vivace, gente comune, intellettuali e opinionisti si sono suddivisi in due categorie grandi e una decisamente minoritaria: la prima, forse la maggiore, apertamente e polemicamente contro, la seconda, nettamente a favore e la terza, la meno consistente, si è mantenuta sostanzialmente e pacatamente neutrale.
Del resto non poteva succedere altrimenti, visto l'impeto con cui si esprime l'autore nelle poco più di cento pagine in cui denuncia apertamente numerosi artisti politologi, artisti, intellettuali e vari ebrei famosi israeliani, americani ed europei. Questi, basandosi spesso su informazioni poco obiettive, scorrette, o completamente inconsistenti hanno paragonato Israele alle peggiori dittature, criticando pesantemente non un unico governo, ma tutte le politiche adottate negli ultimi sessantasei anni, hanno demonizzato l'intero Paese, arrivando sovente addirittura a mettere in discussione l'esistenza stessa dello Stato e del diritto del popolo ebraico all'indipendenza e all'autodeterminazione o, peggio ancora, hanno lanciato petizioni e boicottaggi economici e perfino culturali.
Dal libro traspare tutto lo stupore, lo shock, la frustrazione che ha provato l'autore e che prova chiunque si trova in un'analoga situazione quando ci si vede boicottati o sabotati per le proprie idee, anche perché spesso le persone elencate nel libro predicano il dialogo con la controparte araba, si lamentano che Israele non è abbastanza accondiscendente verso l'estremismo islamico, ma quando vengono poste loro domande per tentare di capire, si chiudono a riccio, svicolano o si abbandonano ad insulti gratuiti.
L'autore, giovane giornalista de Il Foglio, ha sempre dimostrato grande sensibilità verso le vittime del terrorismo arabo-palestinese, nel 2009 scrisse "Non smetteremo di danzare", una lunga e dolorosa ricerca fra i loro parenti e amici per raccontare chi erano e cosa facessero prima di essere uccise nei vari attentati.
Sua è anche la prefazione all'edizione italiana del libro "24 giorni La verità sulla morte di Ilan Halimi", ragazzo rapito e ucciso a Parigi soltanto perché ebreo. Anche nei numerosi articoli non manca mai di esprimere la propria partecipazione ed empatia.
E' comprensibile, quindi, la preoccupazione per una tendenza sempre più diffusa a negare la storia di un popolo e a delegittimare i suoi diritti - quello all'autodeterminazione in primis - in nome di un'ideologia politica o di una presunta e ipotetica pace che si dice di voler raggiungere accondiscendendo alla violenza e alle prepotenze di gruppi fondamentalisti razzisti e intolleranti.
Se, quindi, è facile capire quali sono i sentimenti che hanno portato Meotti a scrivere ciò che può essere definito un "grido di allarme", lo è meno l'accomunare indiscriminatamente così tanti personaggi che differiscono non soltanto per la potenza più o meno distruttiva delle loro parole o delle loro azioni (boicottaggi, rifiuti, emigrazione, ecc.), ma anche per le situazioni vissute o per i contesti nei quali si sono espressi o hanno agito.
Il libro, infatti, è un'elencazione commentata di affermazioni estratte da discorsi, articoli o libri senza indicazione della fonte o qualche nota di riferimento. Ne risulta, quindi, una suddivisione manicheistica di una realtà che ha molte più sfumature di grigio di quanto non possa sembrare dalla lettura del lavoro di Meotti.
Ebrei contro Israele
Giulio Meotti
€ 14,00
Editore Belforte Salomone
é uscito il N° 118 di Quaderni Radicali "EUROPA punto e a capo" Anno 47° Speciale Maggio 2024 |
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